sabato 23 ottobre 2010

Lo so

Si, lo so.
Lo so per certo, che non sono io a far scorrere il contatore della visualizzazione della pagina.
Mi viene il dubbio che sia stato Mestolino a cliccare oltre 40 volte al giorno su questo sito (che evidenzierebbe un'apprezzabile mania ossessivo-compulsiva nei riguardi delle mie idee).
Tuttavia, sia nel caso in cui sia Mestolino, sia nel caso in cui qualche sconosciuto realmente decida di visualizzarmi, Grazie.

TV

Questione di orario, mi potete dire voi.
Ma non è giusto che per oltre un'ora al giorni si spari a zero sui miei neuroni.
Perchè bene o mali negli altri orari un minimo di alternativa c'è, ma a quest'ora no.
Dalle sei alle sette e mezza, diciamo pure 8, non c'è.

Rai uno: Carlo Conti, con il suo inquietante marrone fotonico.
Rai Due: X Factor
Rai tre: Sport
Italia uno: Pubblicità, Studio Aperto, Publicità, Studio Aperto
Canale 5: Gerry Scotti
Rete 4: Emilio Fede
La7: una specie La Prova dello Chef

E tutto questo avviene contemporaneamente.
Poi dicono che in italia non vogliono uccidere cervelli e cultura.

venerdì 8 ottobre 2010

Il mio scarsissimo inglese

Andare a Barcellona questa estate è stato illuminante.
Sono entrato in un tabacchino, ho chiesto la penna in vetrina, me la sono fatta impacchettare..
Tutto questo in inglese.
Che per molti sarà una minchiata, ma per me è stata una conquista, dato che assomiglio al protagonista del film "My name is Tanino"... Ma con un vocabolario molto meno vasto.

Sono il classico italiano che purtroppo all'estero riconoscono senza nessuna difficoltà.

Qualche tempo fa (classico inizio di frase per citare un avvenimento di cui non ti ricordi minimamente la data e non vuoi fare la fatica di ricordartela perchè è irrilevante) ho avuto la bella idea di andare in stazione per prendere un treno. Non un treno qualsiasi, un regionale. Dello stesso tipo che noi pendolari prendiamo innumerevoli volte. Talmente tante volte che quando senti le matricole che dicono "Oh, 10 minuti di ritardo!", il tuo sorriso sarcastico lascia trapelare senza problemi quel "Tsk.. Dilettanti.." Che attraversa il tuo pensiero.
Ma torniamo a noi.

Ero in stazione, che aspettavo il treno, mi sento salutare da un paio di metri. Ricambio il saluto ed osservo l'uomo che mi si siede accanto.
Ha una borsa sdrucita, un'età indefinibile tra i trenta ed i quarantacinque anni.
Ha la fede al dito, i capelli corti e lo sguardo di chi ha poco da sorridere, ma sorride comunque, perchè sa che potrebbe essere peggio.

"Come stai?" E' una delle prime domande che mi fa. Ed io gli rispondo, con il mio italiano masticato a dovere, e gli faccio la stessa domanda. Dice che sta bene, ed io già mi chiedo se il suo bene sia paragonabile al mio bene.

Mi chiede se parlo inglese e già sorrido quasi imbarazzato, con il mio "So so.." mentre stendo la mano a mezz'aria e la faccio oscillare. Così così. Avrei potuto dire anche So bad, ma sul momento non mi è venuto.

Mi chiede come mi chiamo, dove vado, cosa faccio e dove abito. Gli rispondo, omettendo qualche dettaglio, e mentendogli un paio di volte, dato che faccio coppia fissa ed abito in un'altra città.
Mi chiede il mio numero di telefono. "Why?"
E' la prima cosa che mi è venuta da cheidergli, non sapendo come fare a dirgli di no.
E con semplicimtà mi risponde che è per fare quattro chiacchiere. Per essere amici, per parlare con qualcuno.
"You haven't friends?" Mi sento un mostro a fargli questa domanda, e non metto bene a fuoco perchè. Sto cercando di temporeggiare, di pensare ad una scusa plausibile che non sia *scusa, ma il mio gatto ha sepolto nella lettiera il mio cellulare...*. Anche perchè in inglese non saprei come dirlo.

Mi dice che ha diversi amici, mi mostra il cellulare, fa scorrere la rubrica. Mi dice che non vuole problemi, che è regolare che ha il permesso di soggiorno. Che in Nigeria ha moglie e figli, e mi mostra la fede che avevo già adocchiato. Afferra di nuovo il cellulare e mi fa vedere il salvaschermo.
"My wife and my daughter.."

Sorrido. E la prima cosa che mi viene da chiedergli è "How long you do not see your family?"

"I came to Italy three years ago. I came home only once, last year... I left my home because I cannot find work. I came to Italy and I can't work.." Sorride sarcasticamente mentre lo dice, con malcelata rassegnazione.

"What kind of work?"

"Any kind. I want a job. I sell towels, lighters .. It is not a job, I have to send money home."

Il treno arriva, io cerco di dirgli che preferisco stare al primo vagone, con scarsi risultati.
"At the top of the train" non ha efficacia, e nemmeno "At the first wagon".. Tento con uno stupido "Err.. the head of the train, I don't know how tell..", e lui, quasi illuminato mi dice, e non sono in gradi di ripeterlo, se intendo la locomotiva. "Yes!"

E così passarono altri 20 minuti. Qualche frase, io che capisco il 20% di quello che mi viene detto e lui che cerca di farsi capire ripetendo le cose.. Ma parla in fretta, e il mio problema resta. Ed altopascio scende dal treno, sorride, mi stringe la mano e se ne esce con un
"Bye, Have a nice day."

Sarò sentimentale, utopista, anche un po' scemo... Ma mi ha fatto piacere chiacchierare con Thomas e spero che le cose gli vadano meglio. Magari in un altro posto. In un altro Paese.