martedì 30 novembre 2010

Tre, numero perfetto

Io penso di avere una certa esperienza coi condomini.
Da che io mi ricordi, ho sempre abitato in un condominio.
Sono (facendo due conti) quasi dieci anni che vivo al terzo piano, un solo trasloco risalente a un paio di anni fa, ma comunque al terzo piano, e sempre di un condominio.
C'è una cosa che caratterizza le ultime due case in cui ho vissuto... L'odore.
Piano terra: nessun odore.
Primo piano: di giorno, c'è un persistente odore di roba da mangiare. Sughi, carne, spezie..
Secondo piano: detersivi assortiti, bucato, pavimento.
Terzo piano: polvere o fumo.

Devo riflettere.

sabato 20 novembre 2010

Io volevo incontrare gente interessante, stimolante, con una civiltà antichissima... e farli fuori tutti.

Soffro di un atroce attacco di ipocondria inq uesto esatto momento. Ho una folle paura di ammalarmi di un pressante finto buonismo.
Me ne sto in via Cavour, appoggiato al muro sulla soglia di uno dei più prestigiosi negozi di giocattoli e collezionismo che abbia mai visto. A quindici metri da me c'è una signora accucciata, la fronte a terra, riversa sul marciapiede fradicio.
Dietro di me, nella vetrina, suonano le note di un canto di Natale... "e vieni in una grotta, al freddo e al gelo.."
Non è che faccia caldo, io per primo ho i piedi inzuppati. La rappresentazione più classica della notte di Natale suona , si muove meccanica e ripetitiva dietro di me, dietro all'immenso vetro.
Statuette di presepe da tre zeri l'una, forse fatte a mano.
Tutti passano oltre alla figura accucciata. In molti si fermano di fronte allo spettacolo del villaggio che porta i doni al nuovo nato. Al re dei giudei.
E' necessario comunque essere un Re per ricevere doni compassione e rispetto?
Vedo avvicinarsi una signora per bene, bionda e boccoluta, con la figlioletta per mano, vestita come una bambolina (dove per bambolina intendo Bratz).
La bambina, forse spinta dalla curiosità, si avvicina a quello strano fagotto tremante per terra, di un passo e mezzo. E prontamente la madre la trascina via con uno strattone deciso, conducendo la figlia all'interno del negozio di giocattoli "Vediamo se troviamo i regali intanto in questo. se non trovi niente qui, proviamo in un altro." E' l'unica frase che mi arriva, mentre mi passa di fianco in fretta.
La figura accucciata si alza, fa pochi passi incerti e si avvicina ai cassonetti della spazzatura. Li apre, ci si infila dentro per una buona metà. La gente passa sul marciapiede facendo il giro largo, per non andare li vicino. Nessuno guarda verso di lei, finchè non sono passati oltre. La superano, fanno qualche metro poi si voltano. Qualcuno ha l'aria disgustata, ma l'dea che per la mente gli stia passando un "Guarda come si è ridotto un essere umano" non mi sfiora. Sono convinto che per la testa di chi è disgustato stia passando un "Che schifo, perchè non li cacciano dalle città."
La mia testa sbuca da dietro l'angolo, osservo la scena, non vedo nessuno che faccia qualcosa.
Qualcuno l'ha definita "spuma marina" quella cosa che sale e ti investe, quando senti salire rabbia ed indignazione. Io preferisco chiamarlo fungo atomico.
Faccio un profondo respiro e decido che non posso restarmene li a guardare. Metto in tasca il mio taccuino, mi scosto dal muro e prendo a camminare, la testa affollata di pensieri e mia madre che non si è ancora fatta sentire.



Chissà, magari mi sono riscattato un anno di inferno. Magari la mia anima vale 2.50€. O più probabilmente continuerò a fare la mia vita e ad incontrare Maria di tanto in tanto, sui marciapiedi della città. E magari riuscirò a farmi dire quacosa di più del suo nome.

Ha i capelli neri, è più giovane di quello che pensassi. Probabilmente mi ha scambiato per uno dei volontari di quelle associazione che aiutano la gente di strada, facendo le ronde la notte per portare viveri, vestiti e coperte.
Ma magari se la rivedo, insieme ad un panino caldo, un paio di scarpe glie le porto.

giovedì 18 novembre 2010

Dubbi amletici e figure allegoriche

Annozero.
Bondi e Veltroni che si fronteggiano.
A me pusillanime blasfemo sembrano tanto due bambine che litigano scaricandosi addosso le colpe di una bambola rotta. "Colpa tua!" "No! Ci hai giocato tu per ultima!" "Ma tu mi hi toccato!"

Alzo lo sguardo su mia madre dall'altra parte del tavolo, mentre lei fissa lo schermo e non mi vede.
Annuisce e commenta a voce alta, anche troppo, come se dall'altra parte dello schermo ci fosse anche lei e qualcuno la sentisse sul serio. La guardo per qualche momento mentre il salotto intorno scompare, e lei assume un aspetto molto afroamericano. E la TV diventa un Pastore che inneggia a Gesù Cristo "Dio vi ama fratelli!", e mia madre che annuisce con convinzione, gesticola e se ne esce con un "Oh si!". E di nuovo il pastore, con un aria un po' rapper, un po' blues e un po' talk show continua "E allora fategli sentire che lo amate anche voi! Cantate per lui, fratelli e sorelle, cantate!!" Coro gospel che parte, e mia madre che batte le mani a tempo (più o meno), in piedi davanti alla panca.
Faccio un sorrisetto quasi divertito, chiedendomi quale demone semicomunista la stia possedendo al momento e poi mi distraggo, facendo tornare di nuovo televisione e arredamento.
Mi volto un poco di più ed inquadro il compagno di lei, li accanto, anche lui incollato allo schermo, ma con un aria meno concentrata. Mi fermo un istante a guardarlo, anche lui non se ne accorge. E rutta. Meglio se non lo guardo.

Torniamo a noi. Ci sono un sacco di cose che vorrei scrivere. Vorrei parlare delle mie ultime letture, vorrei parlare dei miei ultimi incontri. Forse vorrei raccontare di come ero combattuto ieri, mercoledì 17 novembre 2010 sull'andare o non andare alla manifestazione studentesca della città. E di come ogni volta che non partecipo a gruppi attivi politicamente e/o socialmente, ho la sensazione di avere addosso gli occhi di Montanari, Pinelli, Giuliani, le vittime della Diaz, di piazza Fontana, della stazione di Bologna e tutti quelli che ci credono e ci hanno creduto veramente fino ad ora, puntati addosso.
Lo so, sono paranoico, un po' ossessivo, magari pure compulsivo.
Si, vorrei parlare di un po' tutto. Ma per 'sta sera mi focalizzo, incredibilmente ce la faccio.

Ci sono cose in questo mondo che non capisco, che proprio non mi entran oin testa.
Non mi spiego come in un Paese che vantava una cultura di molto sopra alla "norma", ci si riduca ad un'ignoranza pressochè totale.
Non mi spiego come sia possibile che non si investa sul futuro.
Non mi spiego come sia possibile che quando mi chiama mia sorella al cellulare le dia numero inesistente.
Non mi spiego come sia possibile che i turisti pretendano di comprare i biglietti per visitare la Galleria delle Belle Arti dentro all'Accademia delle Belle Arti, nonostante ci sia all'ingresso un cartello bilingue che spiega dove si trovi la biglietteria e la Galleria.
Ma oggi, dopo essere uscito dall'università alle 18.30, mi è sorto un dubbio quasi amletico.
Pioveva, gocce fitte e nemmeno troppo sittili. In via nazionale un puzzo fetente di fogna sull'orlo del traboccamento, grondaie rotte che ti scrosciano in testa e marciapiedi dissestati in cui ti inzuppi fino alle caviglie. Ma io miriparo, almeno dall'alto, con il mio ombrello blu.
E dopo 5 minuti buoni ch ecammino, proprio non mi spiego come possa piovermi in testa.
Guardo in alto. L'ombrello non è rotto, è tutto intero. Eppure mi gocciola in testa. Con l'ombrello aperto.
E' come aver comprato una mucca perchè vuoi il latte, e dopo aver cercato di mungerla accorgersi che è un toro.
Assorto, pensando al toro e cercando strappi nel telo blu, ciaff, centro una delle famigerate pozzanghere del marciapiede.
E questo mi fa ripiombare in pensieri moplto più terreni.
Un ombrello che non ripara dalla pioggia.
Quale perfetta figura allegorica.
Penso alla situazione culturale italiana, al disinteresse generale, alla promozione dell'ingoranza effettuata dai grandi mezzi di comunicazione e dalla società in generale.
Penso alla scuola e all'università.
Uno studente al giorno d'oggi è come un moccioso lasciato a bordo strada durante un acquazzone, con un ombrello come il mio.
Solo che.. L'ombrello non è ridotto allo scheletro. Ed è li la fregatura. Che sembra sano, perfetto. Poi guardi il moccioso ed è zuppo.
C'è qualcosa che non va, ma nessuno se ne preoccupa, dato che l'ombrello c'è.

Ps: amo definitivamente Philippe Daverio.
PPs: mi scuso pubblicamente con tutti coloro che, cercando del porno o della figa sul web, sono incappati per errore nel mio blog. ed hanno fatto salire il contatore delle visite.
PPPs: Ho scoperto di stimare qualcuno che non avrei mai pensato di stimare. Cioè, all'inizio sembrava un cacatore dall'alto. Poi simpatico. Poi un grandissimo cacatore dall'alto. E 'sta sera, dopo aver passato un'ora e mezza in sua compagnia, devo dire che si è guadagnato tutto il mio rispetto. E non perchè i suoi sono ricchi sfondati, ma perchè ha il coraggio di fare certe cose che io vorrei tanto poter fare, ma che probabilmente non avrò il coraggio di fare molto presto. E' un grande, e basta.