sabato 20 novembre 2010

Io volevo incontrare gente interessante, stimolante, con una civiltà antichissima... e farli fuori tutti.

Soffro di un atroce attacco di ipocondria inq uesto esatto momento. Ho una folle paura di ammalarmi di un pressante finto buonismo.
Me ne sto in via Cavour, appoggiato al muro sulla soglia di uno dei più prestigiosi negozi di giocattoli e collezionismo che abbia mai visto. A quindici metri da me c'è una signora accucciata, la fronte a terra, riversa sul marciapiede fradicio.
Dietro di me, nella vetrina, suonano le note di un canto di Natale... "e vieni in una grotta, al freddo e al gelo.."
Non è che faccia caldo, io per primo ho i piedi inzuppati. La rappresentazione più classica della notte di Natale suona , si muove meccanica e ripetitiva dietro di me, dietro all'immenso vetro.
Statuette di presepe da tre zeri l'una, forse fatte a mano.
Tutti passano oltre alla figura accucciata. In molti si fermano di fronte allo spettacolo del villaggio che porta i doni al nuovo nato. Al re dei giudei.
E' necessario comunque essere un Re per ricevere doni compassione e rispetto?
Vedo avvicinarsi una signora per bene, bionda e boccoluta, con la figlioletta per mano, vestita come una bambolina (dove per bambolina intendo Bratz).
La bambina, forse spinta dalla curiosità, si avvicina a quello strano fagotto tremante per terra, di un passo e mezzo. E prontamente la madre la trascina via con uno strattone deciso, conducendo la figlia all'interno del negozio di giocattoli "Vediamo se troviamo i regali intanto in questo. se non trovi niente qui, proviamo in un altro." E' l'unica frase che mi arriva, mentre mi passa di fianco in fretta.
La figura accucciata si alza, fa pochi passi incerti e si avvicina ai cassonetti della spazzatura. Li apre, ci si infila dentro per una buona metà. La gente passa sul marciapiede facendo il giro largo, per non andare li vicino. Nessuno guarda verso di lei, finchè non sono passati oltre. La superano, fanno qualche metro poi si voltano. Qualcuno ha l'aria disgustata, ma l'dea che per la mente gli stia passando un "Guarda come si è ridotto un essere umano" non mi sfiora. Sono convinto che per la testa di chi è disgustato stia passando un "Che schifo, perchè non li cacciano dalle città."
La mia testa sbuca da dietro l'angolo, osservo la scena, non vedo nessuno che faccia qualcosa.
Qualcuno l'ha definita "spuma marina" quella cosa che sale e ti investe, quando senti salire rabbia ed indignazione. Io preferisco chiamarlo fungo atomico.
Faccio un profondo respiro e decido che non posso restarmene li a guardare. Metto in tasca il mio taccuino, mi scosto dal muro e prendo a camminare, la testa affollata di pensieri e mia madre che non si è ancora fatta sentire.



Chissà, magari mi sono riscattato un anno di inferno. Magari la mia anima vale 2.50€. O più probabilmente continuerò a fare la mia vita e ad incontrare Maria di tanto in tanto, sui marciapiedi della città. E magari riuscirò a farmi dire quacosa di più del suo nome.

Ha i capelli neri, è più giovane di quello che pensassi. Probabilmente mi ha scambiato per uno dei volontari di quelle associazione che aiutano la gente di strada, facendo le ronde la notte per portare viveri, vestiti e coperte.
Ma magari se la rivedo, insieme ad un panino caldo, un paio di scarpe glie le porto.

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