giovedì 18 novembre 2010

Dubbi amletici e figure allegoriche

Annozero.
Bondi e Veltroni che si fronteggiano.
A me pusillanime blasfemo sembrano tanto due bambine che litigano scaricandosi addosso le colpe di una bambola rotta. "Colpa tua!" "No! Ci hai giocato tu per ultima!" "Ma tu mi hi toccato!"

Alzo lo sguardo su mia madre dall'altra parte del tavolo, mentre lei fissa lo schermo e non mi vede.
Annuisce e commenta a voce alta, anche troppo, come se dall'altra parte dello schermo ci fosse anche lei e qualcuno la sentisse sul serio. La guardo per qualche momento mentre il salotto intorno scompare, e lei assume un aspetto molto afroamericano. E la TV diventa un Pastore che inneggia a Gesù Cristo "Dio vi ama fratelli!", e mia madre che annuisce con convinzione, gesticola e se ne esce con un "Oh si!". E di nuovo il pastore, con un aria un po' rapper, un po' blues e un po' talk show continua "E allora fategli sentire che lo amate anche voi! Cantate per lui, fratelli e sorelle, cantate!!" Coro gospel che parte, e mia madre che batte le mani a tempo (più o meno), in piedi davanti alla panca.
Faccio un sorrisetto quasi divertito, chiedendomi quale demone semicomunista la stia possedendo al momento e poi mi distraggo, facendo tornare di nuovo televisione e arredamento.
Mi volto un poco di più ed inquadro il compagno di lei, li accanto, anche lui incollato allo schermo, ma con un aria meno concentrata. Mi fermo un istante a guardarlo, anche lui non se ne accorge. E rutta. Meglio se non lo guardo.

Torniamo a noi. Ci sono un sacco di cose che vorrei scrivere. Vorrei parlare delle mie ultime letture, vorrei parlare dei miei ultimi incontri. Forse vorrei raccontare di come ero combattuto ieri, mercoledì 17 novembre 2010 sull'andare o non andare alla manifestazione studentesca della città. E di come ogni volta che non partecipo a gruppi attivi politicamente e/o socialmente, ho la sensazione di avere addosso gli occhi di Montanari, Pinelli, Giuliani, le vittime della Diaz, di piazza Fontana, della stazione di Bologna e tutti quelli che ci credono e ci hanno creduto veramente fino ad ora, puntati addosso.
Lo so, sono paranoico, un po' ossessivo, magari pure compulsivo.
Si, vorrei parlare di un po' tutto. Ma per 'sta sera mi focalizzo, incredibilmente ce la faccio.

Ci sono cose in questo mondo che non capisco, che proprio non mi entran oin testa.
Non mi spiego come in un Paese che vantava una cultura di molto sopra alla "norma", ci si riduca ad un'ignoranza pressochè totale.
Non mi spiego come sia possibile che non si investa sul futuro.
Non mi spiego come sia possibile che quando mi chiama mia sorella al cellulare le dia numero inesistente.
Non mi spiego come sia possibile che i turisti pretendano di comprare i biglietti per visitare la Galleria delle Belle Arti dentro all'Accademia delle Belle Arti, nonostante ci sia all'ingresso un cartello bilingue che spiega dove si trovi la biglietteria e la Galleria.
Ma oggi, dopo essere uscito dall'università alle 18.30, mi è sorto un dubbio quasi amletico.
Pioveva, gocce fitte e nemmeno troppo sittili. In via nazionale un puzzo fetente di fogna sull'orlo del traboccamento, grondaie rotte che ti scrosciano in testa e marciapiedi dissestati in cui ti inzuppi fino alle caviglie. Ma io miriparo, almeno dall'alto, con il mio ombrello blu.
E dopo 5 minuti buoni ch ecammino, proprio non mi spiego come possa piovermi in testa.
Guardo in alto. L'ombrello non è rotto, è tutto intero. Eppure mi gocciola in testa. Con l'ombrello aperto.
E' come aver comprato una mucca perchè vuoi il latte, e dopo aver cercato di mungerla accorgersi che è un toro.
Assorto, pensando al toro e cercando strappi nel telo blu, ciaff, centro una delle famigerate pozzanghere del marciapiede.
E questo mi fa ripiombare in pensieri moplto più terreni.
Un ombrello che non ripara dalla pioggia.
Quale perfetta figura allegorica.
Penso alla situazione culturale italiana, al disinteresse generale, alla promozione dell'ingoranza effettuata dai grandi mezzi di comunicazione e dalla società in generale.
Penso alla scuola e all'università.
Uno studente al giorno d'oggi è come un moccioso lasciato a bordo strada durante un acquazzone, con un ombrello come il mio.
Solo che.. L'ombrello non è ridotto allo scheletro. Ed è li la fregatura. Che sembra sano, perfetto. Poi guardi il moccioso ed è zuppo.
C'è qualcosa che non va, ma nessuno se ne preoccupa, dato che l'ombrello c'è.

Ps: amo definitivamente Philippe Daverio.
PPs: mi scuso pubblicamente con tutti coloro che, cercando del porno o della figa sul web, sono incappati per errore nel mio blog. ed hanno fatto salire il contatore delle visite.
PPPs: Ho scoperto di stimare qualcuno che non avrei mai pensato di stimare. Cioè, all'inizio sembrava un cacatore dall'alto. Poi simpatico. Poi un grandissimo cacatore dall'alto. E 'sta sera, dopo aver passato un'ora e mezza in sua compagnia, devo dire che si è guadagnato tutto il mio rispetto. E non perchè i suoi sono ricchi sfondati, ma perchè ha il coraggio di fare certe cose che io vorrei tanto poter fare, ma che probabilmente non avrò il coraggio di fare molto presto. E' un grande, e basta.

1 commento:

  1. Non ci resta che aspettare, con il nostro ombrello metallico, in mezzo al niente, chiamando il fulmine perchè ci colpisca.

    Bel post, capolavoro ever.

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