domenica 18 dicembre 2011

Zuppa di Ranocchie: Capitolo 1 Stagione 1

Un professore entrò in classe. Si fermò alla cattedra, osservò gli studenti da dietro i suoi occhialetti con la montatura metallica e sorrise. Non era un cattivo professore, le sue lezioni erano interessanti, agli studenti piaceva. Quasi tutti. Si chiamava Walter Corradi, e gli amici più cari (e di conseguenza più stronzi), lo avevano ribattezzato simpaticamente WC.
Si sedette in cattedra e iniziò la lezione di lettere.
In realtà era un professore di geografia, ma doveva insegnare lettere, matematica, inglese, educazione fisica, storia, storia dell'arte e geometria. Non religione, perchè religione la insegnava un prete.
"Ragazzi, oggi vi racconterò una storia. E' la storia di un ragazzo come voi, solo che lui era povero, zoppo, gobbo, cieco, balbuziente, sordo da un orecchio e con una calvizia precoce. Era un roito, insomma. Era talmente brutto che quando andò al lago del brutto anatroccolo vomitarono tutti gli animali e smisero di prendere per il culo il brutto anatroccolo, che da quel giorno gli apparve come un cigno nero. Era così brutto che a confronte le sorelle cattive di Cenerentola sembravano Olivia Wilde e Megan Fox. Era pure povero, per cui non se lo inculava nessuno, non aveva nemmeno uno straccio di fidanzata interessata ai soldi che ci stava. Non era sensibile, anzi era un cinico convinto, per cui stava sul culo a tutti. Era pure ateo, nemmeno ai preti e alle suore faceva pena. Anzi, lo cecchinavano con le palline di legno dei rosari, che gli sputavano addosso dai piani più alti delle abbazie e dei monasteri sotto a cui passava. Era anche allergico agli animali, per cui non aveva nemmeno un cane, un gatto. Una volta gli regalarono un pappagallo che imparò qualche parola come 'Va-va-va-vaf-ffan-cu-cu-culo". Ma lui la prese malissimo e lo mise nella boccia del pesce. Tanto il pesce rosso era già morto, per sbaglio l'aveva messo nella gabbia del pappagallo.
Ovviamente, aveva deciso di entrare in politica, solo che essendo cieco, balbuziente e sordo da un orecchio non se lo prendeva nessuno. Non aveva amici in alto, nemmeno Dio, perchè appunto era ateo. Era uno sfigato, ma non era razzista. Odiava tutti senza discriminazioni. Non aveva difetti di pronuncia, ma per sfizio fingeva di avere la lisca, per poter sputare addosso ai pochi a cui riusciva a rivolgersi. Le commesse in particolar modo, che non potevano sottrarsi. E lui parlava solo con parole complicate, lo faceva appositamente per avere più difficoltà e poter sputare ancora di più.
Era uno stronzo antipatico e cesso. Quelli che lo conoscevano si chiedevano perchè fosse al mondo. Lui no, non glie ne fregava niente, c'era, per cui ci rimaneva. Non vedeva il lato positivo delle cose, ma era dotato di molta autoironia. Il problema era il resto dell'ironia, era sprezzante con tutti e conosceva più parolacce di quante non ne conoscesse il più anziano scaricatore di porto della città. E quella città non aveva un porto."
Il professore fece una pausa quando uno degli studenti alzò la mano, chiedendo "Prof, posso uscire?"
Al che, il professore fissò intensamente lo studente per qualche momento. Finchè il ragazzo non iniziò a fumare. Si era innescato un processo di autocombustione che stupì anche il professor WC.
Solo che quella era una scuola pubblica, non avevano più i soldi per gli estintori. Non avevano potuto pagare la bolletta per mancanza di fondi. In compenso le finestre si erano rotte e fuori pioveva, per cui lo studente si lanciò fuori dalla finestra per spegnere le fiamme.
Erano al quinto piano, e atterrò sul cassone di un camion parcheggiato lì sotto. Era il camion dei pompieri, perchè il tetto di una delle aule era appena crollato.
Cercarono il preside, ma non lo trovarono. Era appena morto nello scantinato, perchè un cavo scoperto si era bagnato, e lui era rimasto fulminato tentando di nascondere la cosa.

martedì 8 novembre 2011

Mani e ninnoli

Non vedo che una striscia del suo viso. Sta sopra di me, maneggiando gli attrezzi. Mi fissa con occhio clinico. Lo stesso sguardo che ha un idraulico che deve smontare un tubo. E' silenzioso, e io sto lì, non posso muovermi. Tra poco non potrò più nemmeno parlare, metà del mio viso è già paralizzato. Inspiro, i miei occhi scivolano dalla sua spalla al suo polso. Guardo quella striscia di carta plasticata che lo circonda, leggo la piccola scritta che c'è sopra.
"E' il braccialetto di oggi della fiera Taldeitali?"
Non so perchè lo chiedo.
"No, è quello di ieri.. Ci sei stato? Bello eh?"

Parliamo per qualche momento, prima che torni ad infilare le mani nella mia bocca, perforando, trapanando, modellando. Mi avverte che mi farà un po' male, prima di agganciare un perno d'acciaio chirurgico alla gengiva. Si, fa un po' male in effetti.

Ed è nel momento esatto in cui lui mi risponde "no è di ieri", che non riesco più a pensare che forse ci siamo già incontrati in un contesto differente. Penso solo che lui ha le dita infilate nella mia bocca, con una parvenza di impeccabile pulizia, e poi ha un braccialetto di carta allacciato al polso da due giorni. 

Fucking bacteria in my mouth

giovedì 6 ottobre 2011

Rido, fortissimamente rido

Mentre la mia faccia cade a pezzi, libera di sgretolarsi, di squamarsi, di dimostrare l'età che non ho perchè mi rifiuto di usare cremine idratanti e perdere tempo a guardarmi allo specchio ogni mattina, qualcun'altro è libero qui in Italia.
Vogliamo parlare degli ultimi eventi accaduti?
No, non mi riferisco alla morte di Steve Jobs.
No, non mi riferisco nemmeno al blocco di Nonciclopedia per la denuncia di Vasco Rossi.
Si, mi riferisco al blocco di Wikipedia a causa del DDL intercettazioni.
DDL..... In quanti sapranno che è l'acronimo di Decreto Di Legge?
Anzi, in quanti sapranno cosa vuol dire acronimo?
Ragazzi mi duole ma non potete nemmeno andare a cercarvi il significato su Wiki.
Il Wikizionario, Wikimedia Commons, Wikipedia, Wikiquotes e chi più ne Wikia ne metta.
Ma io rido.
Per quanto di giorno in giorno io abbia la sensazione che questo paese vada sempre più profondamente a fondo, in questo caso mi sganascio dalle risate.
Questo è quello che ci è rimasto ad oggi:

Il 4, 5 e 6 ottobre 2011 gli utenti di Wikipedia in lingua italiana hanno ritenuto necessario oscurare le voci dell'enciclopedia per sottolineare che un disegno di legge in fase di approvazione alla Camera potrebbe minare alla base la neutralità di Wikipedia.
(qui il testo approvato dalla Camera dei deputati l'11 giugno 2009, poi modificato dal Senato il 10 giugno 2010; qui gli emendamenti)

Sono stati proposti degli emendamenti, ma le modifiche al disegno di legge non sono ancora state approvate in via definitiva. Non sappiamo, quindi, se sia ormai scongiurata l'approvazione della norma nella sua formulazione originaria, approvazione che vanificherebbe gran parte del lavoro fatto su Wikipedia.

Grazie a chi ha supportato la nostra iniziativa, tesa esclusivamente alla salvaguardia di un sapere libero e neutrale.
Comunicato del 4 ottobre 2011 - Rassegna stampa - Discussione
 
[tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale]
Cioè, la prima enciclopedia fu fatta nel 1700, tercento anni dopo arriviamo noi Pizza-mamma-mandolino-mafia e cosa succede? Addio all'enciclopedia online più famosa del mondo. E' tradotta in 250 lingue tra cui alcune improponibili. Per poco non è tradotta anche per il mondo di Pingu e in The Sims-ese.. E arriviamo noi.
Ma la cosa che davvero mi fa scompisciare è un'altra.
La mia generazioni di attuali (circa) ventenni si è subita la bellezza di tre riforme scolastiche, con l'ultima epica riforma Gelmini (che fa rima con neutrini, oltre che farci una figura di merda internazionale coi neutrini e le autostrade su cui dovrebbero correre).
Saranno ormai 4 anni dal momento in cui abbiamo iniziato le proteste per fermare questo scempio dell'istruzione, questa ridicolizzazione della cultura. Gli scioperi, i picchetti, le manisfestazioni, i cortei, dibattiti, striscioni, merda, cazzi, palazzi, l'onda.... Eppure c'era sempre e comunque la mandria di babbuini che lanciavano le uova gridando crumiri senza nemmeno sapere che cazzo volesse dire. E poi c'erano gli slogan che non c'etnravano un cazzo. E c'erano gli "sai cosa dice la riforma Gelmini?" "Eh... dice che... aspetta.. Ora non mi viene.." No.
No, plurima e biforcuta, saltellante ed urlante testa di cazzo. No.
C'era chi si faceva il culo studiando la legge, lottava nei consigli di istituto, diffondeva volantini, stava coi megafoni in piazza, sfilava a testa alta davanti alle squadre antisommossa,  cercava di ficcare in quelle calotte craniche di pongo sciolto al sole nozioni per fargli capire che non erano lì per saltare la scuola, ma che stavano saltando la scuola oggi per salvarla domani.

Febbraio 2010: "Si, ma ho visto che c'erano queste manifestazioni.. Germini, Gemmini.. Come si chiama? Ma che cos'è in pratica?"

E' la badilata sui miei malleoli. E' lo stinco di maiale nel culo. E' il tuo ultimo neurone che si è impiccato non sopportando più il fardello di stare nella tua testa. E' quella scorreggia che ti girovaga per il cranio e che tu chiami idea.
Decapitatemi, fatemi la ceretta, infilatemi un coltello da cucina nel naso, datemi dell'arsenico.. Ma ponete fine alla mia agonia, vi prego. Impeditemi di sentire ancora quella domanda perchè non rispondo di me. E finirò in prigione per una giusta causa.

Ma tornando al tema di oggi e Wikipedia.. Quello che mi fa scompisciare ed incazzare più o meno nello stesso tempo e con crescente intensità, è l'indignazione che il blocco di Wikipedia suscita nello studente odierno. Oh oh oh oh, miei piccoli amici... Io sono arrivato alla bellezza di 16 anni senza libero accesso a internet. E mentre tutto il paese torna all'età della pietra, Silvio gioca a fare Dio.
"Tu, donna, partorirai con dolore. Tu, uomo, lavorerai con sudore. Tu, studente, ti romperai il culo, non servirà a niente perchè saranno istruiti meglio i babbuini che in inghilterra usano come cavie, ti verranno tolti i fondi, gli spazi, le opportunità, i docenti, le materie, il tempo, il tuo obbligo di vegetare su un banco arriverà a quindici anni poi potrai andare a fanculo. Se sei femmina e gnocca a dare via il culo, qui, con me. Vi ringraziamo per aver scelto il Popolo Delle Libertà."

Quello che sul serio mi farebbe rischiare un infarto dalle risate, sarebbe questo: di tutta quella massa informa di materia semiorganica che non si è mai presa il disturbo di capire che cazzo gli stesse succedendo intorno agli inizi dei movimenti contro alla riforma, quanti sono ancora a scuola/università? Oh, si... parecchi. E ci sono tutti quelli nuovi, carne fresca. Mettiamo il caso che tutta questa gente che non sa, non saprà, non sapeva, non gli interessava, non ha mai saputo e non saprà mai.. Che tutta questa gente, dicevo, scenda sulla pubblica piazza ed animi le genti, risvegli la sommossa per difendere Wikipedia, perchè sarebbero costretti a fare ricerche mooolto più impegnative. Perdere tempo sui siti alternativi. Andare in BIBLIOTECA (Oh God). Rompersi il culo.
Mi scorre un brivido sottopelle al solo pensiero che potrebbe esserci un sollevamento per questo, e non per il resto.
Che schifo.

mercoledì 5 ottobre 2011

Wokkamelo

Campeggio abbandonato da vent'anni.
Struttura fatiscente.
Gruppo di amici che va a passare una notte lì con le tende, due coppe e il quinto incomodo un po' nerd.
Una delle ragazze è un po' silenziosa, è quella empatica, quella che "noi non scopiamo, noi facciamo l'ammmòrre".
La suddetta, sussurra al tipo, mentre sono tutti e cinque intorno al fuoco: Parliamo?
Il che prevede un allontanamento da gruppo per girovagare al buio nelle frasche, il non scopare nè fare l'ammmòre e soprattutto il venire sistematicamente rincorsi da maniaci omicidi, perchè Pacciani a noi non c'ha insegnato un cazzo.
Quindi, ragazzo, se a Christal Lake o in qualsiasi altro posto simile la tua tipa sensibile, che ha le zone erogene soprattutto in punti che non comportano il togliersi i vestiti, ti chiede di andare in mezzo al nulla a parlare, tu puoi fare solo una cosa.
Pow, ceppo di legno in testa, tramortita te la porti in tenda, la scopi fino a ridurti le nespole a due noccioline, quando si sveglia le dici che quel bernoccolo glie lo ha fatto uno scoiattolo dell'idroscalo, e che tu l'hai salvata.

Come se non bastasse, in questo banale e scontato film (in cui recitano perle come il protagonista di The sentinel [che se non sapete cosa sia non vi preoccupate]) viene utilizzata una delle armi più epiche della storia delle armi epiche. Ammetto che subisco un certo fascino dall'utilizzo di qualsiasi cosa come oggetto di offesa.. Dai cacciavite ai punteruoli, dai pennelli alle forchette, dalle macchine del caffè alle sedie. Eppure, ci sono cose che anche io stento ad immaginare.
Ammetto che il wok non mi sarebbe venuto in mente. Piuttosto, il friggi zanzare.

giovedì 29 settembre 2011

People

Le persone. Fondamentalmente stupidi animali egoisti ed egocentrici, anche se si riempiono la bocca di belle parole o di preziosi significati. Per esempio.. Poniamo il caso che tu sia una persona un pochettino fuori dagli schemi più comuni (si, io penso che la gente risponda a delle categorie per la maggior parte dei casi).
Resta il fatto che tu non appartieni a nessun sottogruppo "standard", ma si instaurano quei soliti meccanismi di sempre per cui arriva qualche sapiente che si sente in dovere di sviluppare un rapporto con te. O perchè sei stato il suo miglior psicologo gratis del momento, o perchè non accettano il fatto che tu non sia un libro aperto con tutti, o perchè non accettano il fatto che no, non sei un duro con il cuore tenero, è che proprio sei circondato da esserini che consideri qualcosa come cavie da laboratorio
Così un sacco di gente ti riempie di domande per fingere di instaurare un rapporto palesemente finto dall'inizio della storia, prima categoria, che per quanto mi riguarda è eliminata a prescindere, croce sopra.
Poi ci sono persone che cercano di osservarti, ti fanno qualche domanda e ti studiano così evidentemente che.. Sapete il classico (si fa per dire) tipo che va a pedinare qualcuno di notte vestito catarifrangente dalla testa ai piedi che suona delle trombette? Ecco. E' un insulto alla mia intelligenza anche solo farlo illudere che sta riuscendo nel suo operato.
Buona parte parte delle persone appartengono alle prime due categorie..
Poi c'è il terzo gruppo, quello epico, in cui si ritrova la maggior parte della popolazione planetaria: gente a cui non glie ne frega un cazzo, ma siccome hanno lo smodato bisogno di spiattellare i cazzi propri al mondo, poi si sentono in dovere (e ci provano gusto) a sentire i cazzi altrui. E non è che ascoltano.. Loro pretendono con arroganza di arroccarsi il diritto di darti consigli assolutamente fuori luogo, perchè partono dal loro punto di vista e non si schiodano da quel centimetro nemmeno se gli dimostri che sono in piedi su un uovo unto. E con quella loro aria fintamente impregnata di esperienza, con quel loro fissarti ed annuire come se sul serio avessero una minima idea di quello di cui stai parlando, sono un ottimo esempio di fauna.
Si, esatto, fauna. Sono caratteristici, come quando un turista americano viene in italia e ci considera villici caratteristici, simpatici e casinisti che bevono e mangiano.. Ecco, io villico intrattabile osservo queste persione, che mi si scompongono davanti. Attenzione, non ho detto decompongono, ho detto scompongono. E' come se parola per parola, con quei piccoli ma percettibili movimenti dei loro muscoli facciali mi stessero comunicando tutto quello che le loro boccucce non dicono. Altro che Lie tu Me, mi fa una sega Lie to Me a me. Li/le (soprattutto le) fisso, popolo dalla dubbia espressività e dalle sporadiche connessioni neuronali. Loro, carne da frasi fatte e citazioni diffuse ed abusate che nemmeno capiscono. Quelli là, contenitori di banalità messe insieme alla meno peggio, succhiatori di parole egocentrici e perbenisti, finti ribelli e finti libertini. Vi odio, vi odio più o meno tutti... Però non siete propriamente inutili. Mi diverto abbastanza con voi, a volte. Non è che siate propriamente iposviluppati, è che siete scontati e potenzialmente assuefatti alla manipolazione in un modo tale che.. Dio, è fin troppo facile -risata perfetta-.


mercoledì 21 settembre 2011

Sbattere e montare

Che poi alle volte mi vengono degli attacchi assurdi in cui non so proprio cosa mi prende.
E allora mi infilo in cucina, inizio a rovistare tra gli scaffali, cerco ingredienti e inizio a cucinare.
Così il primo giorno faccio le tigelle, il secondo giorno tento con le zeppole, che non vengono. Soltanto che mi è avanzato un sacco di albume, e come si può usare l'albume? Si usa per fare una delle cose più difficile da fare che possano venire in mente. Le meringhe. Che non mi sono mai venute.
Così, dicevo, le zeppole sembrano testicoli di gatto bruciacchiati, non sono lievitate per niente e le abbandono in una cofana. Ma ho finito lo zucchero a velo.
Prendo il mortaio, e inizio a pestare lo zucchero. Me ne servono due etti.
E pesto, pesto, pesto.
Pestare è faticoso.
Poi inizio a sbattere gli albumi.
Prima pesti e poi sbatti, unisci metà dello zucchero e monti.
E monti, e monti e monti, e senti le tue braccia che dopo un po' ti chiedono "Ma hai intenzione di continuare ancora per molto?"
E tu gli rispondi di si, che è proprio quello che ti serve.
E monti, e monti, e monti. Finchè non è una spuma a cui devi accorpare il resto dello zucchero che hai pestato.
Ti tremano così tanto le braccia che basta che tu stia fermo con un mestolo dentro alla cofana, sembra che si mescoli tutto da sè.
Poi prendi la siringa per dolci, zeppi il composto dentro e inizi a sparpagliare mucchietti a caso sulla teglia coperta dalla carta da forno. Tante graziose cacche bianche che ti guardano.
Inizi a cantare la sigla del dottor Slump e metti in forno.
E aspetti.
Aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, ti rompi le palle e aspetti.
Decidi di farti una doccia, non appena ti insaponi i capelli squilla il telefono.
"Sono al semaforo, ho fatto un po' di spesa, mi serve una mano."
"E io sono nudo, sotto la doccia e pensavo foste ancora a Firenze. Mi servono cinque minuti, se mi avessi avvisato mi sarei fatto trovare pronto."
Così adesso ho voglia di tagliarmi i capelli.
Cosa c'entra? Niente.
Non sempre serve un filo conduttore alle cose. A volte basta un filo, altre volte serve di rame, perchè il rame è un conduttore. Dopo questa battuta accetto gli sputi in faccia, me lo merito.

venerdì 9 settembre 2011

Everybody scream

Mi si accumulano Bozze che probabilmente non concluderò. Ma non tiro fuori niente di completo e nuovo.
Potrei parlarvi di Otello, di Amleto, della melanconia.
Ma che palle.
No.
Ci riprovo più avanti.
Adesso ho sonno e sto ascoltando Marilyn Manson da tutto il giorno.
Andrò a letto..
Chissà, magari sognerò di nuovo di sputare in faccia a qualcuno che mi ha fatto arrabbiare.
Ps. si, l'ho sognato davvero. Uccido anche nei miei sogni, sempre gente che mi rompe i coglioni.

Questa cover è fantastica..

sabato 20 agosto 2011

Telescopico

Un pacchetto di GranCereale Croccante, verde, appoggiato vicino. Così vicino che posso toccarlo. Ma non sono i biscotti che voglio adesso. Non sono nemmeno parole di conforto, oppure un abbraccio.
E' qualcosa che è lontano da me, che non posso raggiungere allungando il braccio, per quanto mi sforzi.
Il maledetto astuccio è sul tavolo, a due metri da me. Ed io non ho il braccio lungo due metri. Maledetta evoluzione.

Lui

"Che fai?" Chiese lei.
"Invento storie." Rispose lui.
"E perchè piangi?" Insistè lei.
"Perchè sono mie. Le amo, ci credo davvero." Fece spallucce lui.
"Ma sono solo storie.." Lei sembrava perplessa.
"Lo so." Lui sembrava sicurissimo.

venerdì 19 agosto 2011

Oui, dégoût

Avevo un post semi-quasi pronto sul pranormale. Bastava dargli una sistemata e vi avrei deliziati con un estratto del mio sarcasmo. Eppure, ho trovato un'altra perla di cui parlare, ed è davvero (davvero davvero) più forte di me.

Purtroppo anche io ho faccialibro. Pochi giorni fa ho letto di qualcuno che sosteneva di aver visto Sanit Ange e lo aveva ritenuto un bel film (paragonandolo a perle ocme Silent Hill, The Orphanage e qualche altro tralaltro). Ebbene, io l'avevo già visto, sapevo che non mi era piaciuto, ma ho deciso di rivederlo per farmi un'idea più precisa. Adesso so che il mio cervello l'aveva eliminato dal database perchè è una cagata pazzesca.
Se qualcuno volesse godersi questo capolavoro di dissenteria è pregato di non proseguire, perchè sto per spoilerare ogni cosa. OGNI cosa.
Siete ancora qui?
Bene.

Siamo negli anni 50, sulle alpi francesi. Un vecchio orfanotrofio in cui va a lavorare una ragazza madre che cerca di nascondere la propria gravidanza. Non ci è dato di sapere se sia stata stuprata dai vecchi datori di lavoro, ma sappiamo essere stata picchiata ed aver subito violenze di vario genere. Ovviamente restano int re nell'orfanotrofio immenso: la ragazza madre, una vecchia e corpulenta domestica e una ragazza completamente fusa di testa che starà molto simpatica a tutti (se non altro perchè è matta ma non stupida).
Questo film parte già svantaggiato perchè è di produzione francese, mi dispiace dirlo ma i francesi gli horror non li sanno proprio fare. E da buon film francese, ci sono delle lunghe, lunghissime, immani, infinite scene silenziose sui primi piani. ODIO. Ecco cosa suscitano in me, povero piccolo telespettatore. Un primo piano della tipa che si abbraccia le spalle e fissa un punto, non fa salire in me la tensione, ma fa scendere le mie palle.
Insomma, in questo orfanotrofio ormai deserto ci sono delle entità paranormali che.. Non fanno un cazzo. Fondamentalmente si divertono di notte con i rubinetti e fanno sbattere qualche porta, oppure chiacchierano un po'.. Ma poi basta, non succede un cazzo. Dovrebbe fare paura? Hm... No.
Comunque.. La nostra protagonista, espressiva come un furetto morto essiccato al sole, decide che deve andare in fondo a questa faccenda e scoprire cos'è successo in quel'orfanotrofio. Come in ogni film con un cast composto dal 99% donne (escludiamo un fattorino che compare per circa 45 seconti in tutto), quelle che all'inizio sembravano aiutanti si rivelano essere antagoniste. Nella fattispecie la nostra amata vecchia cerca di impedire alla ragazza di scoprire cosa cazzo sia successo lì dentro. "La guerra, la guerra", dice.
A quanto pare li dentro sono morti più o meno 299 bambini arrivati subito dopo la guerra. Non si capisce di che cazzo sono morti, ma sono morti. E qui già ci aspettiamo che la protagonista trovi le tombe.. Ed invece no. Niente tombe. Niente scheletri. Niente ossicini, brandelli, piattole serpenti, nemmeno un maledetto ragno. Soltanto una mosca che si intravede durante una ripresa (c'è davvero, più o meno a 52.55, vi ci metto anche l'immagine, quel puntino nero sulla tetta)

e che l'attrice che fa la vecchia non si è scrollata. Resta il fatto che non mi spiego perchè la protagonista sia così decisa a rufolare e razzolare in tutto l'edificio.
E adesso veniamo a noi... Le case da horror.
Appuriamo una cosa: all'estero quando si compra un edificio non c'è una volta (MAI e dico MAI) che facciano il giro completo della casa prima di acquistarla. E soprattutto MAI che si facciano dare una stramaledetta piantina. Mano a mano che il film va avanti scopri botole, passaggi segreti, corridoi, stanze, doppifondi, scantinati, sottoscala... Tutto occultato così bene che a confronto Dedalo come architetto faceva proprio cagare.
Questo film da questo punto di vista è Epico.
La ragazza (quella con l'espressività del cadavere essiccato) stacca a mani nude delle piastrelle dal muro del bagno. Come se non bastasse, ancora a mani nude, inizia piano piano a disfare il muro dietro alle piastrelle come se fosse fatto di terra bagnata. E qui già di vengono dei dubbi sulla composizione di un così maestoso edificio.. Insomma, non c'è bisogno di essere ingegneri edili per farsi comparire un WTF sopra la testa.
Ma andiamo avanti. Sempre nel solito cesso c'è un grosso specchio sopra ai lavandini. Ammettiamo solo per un secondo che dietro allo specchio ci sia un'intera ala dell'edificio nascosta da quindici anni... Ma porca di quella puttana, tra lo specchio e le stanze, se è così di vitale importanza che restino chiuse, ci vuoi mettere un muro??
No.
Mi pare ovvio.
Per cui è sufficiente una torcia elettrica per frantumare lo specchio ed avere libero accesso all'ala dell'edificio chiusa. Allegramente coperta di polvere, una polvere che sembra fatta con la cenere di un caminetto. E la ragazza e la mattacchiona iniziano a girottolare per questo posto finchè.. Oh oh oh oh, la ragazza non trova un elevatore. Uno di quelli classici, un po' ascensore ed un po' montacarichi che fanno su e giù.
Dunque. Tu sei una ragazza di una ventin di anni.. Tu sei molto incinta ed hai già avuto problemi col bambino (se magari avesse evitato di tentare di abortire a cazzotti e di tenersi la pancia fasciata stretta sarebbe stato meglio), ti sei già fracassata reiterate volte cadendo a destra e a manca su dei cocci rotti.. Non sei particolarmente fortunata e scommetto che non hai fatto l'antitetanica. Quale idea geniale può venirti in mente se non quella di salire su quello stramaledetto coso e farti un viaggetto negli inferi?
Bene. Vuoi morire. Basta dirlo. Un colpo alla nuca e via..
Ma no, andiamo giù con quel coso nonostante persino la mattacchiona ti dica di non farlo...
E adesso analizziamo per bene la cosa.

Anni cinquanta. L'ascensore non è utilizzato dagli anni 40, ma è un modello a motore elettrico. Sono stati inventati nel 1880, per cui questo ci può stare. Però... C'è un però.
Facciamo rapidamente due conti. Diciamo che sia un'ascensore con una portata di 150 kg (considerando il periodo e l'inspiegabile utilizzo, oltre che le dimensioni). La velocità è stabile, questo è il vantaggio di questi ascensori ed il motivo per cui vennero così largametne usati. La teconlogia non era questo granchè per cui che velocità potrà mai aver raggiunto? Diciamo 50 cm al secondo, mi sembra una velocità vertiginosa per l'epoca considerato che funzionava a contrappesi, ma nel film garantisco che quell'ascensore va a tutta canna.
Beh.. Ho cronometrato, nella mia ossessivocompulsività 60 secondi esatti dal momento della partenza dell'ascensore all'arrivo. Da 1:14:06 a 1:15:06.
Tralasciando la pallosità della scena, facciamo due conti insieme..
Spazio= velocità per tempo, quindi v*t=s..
Quindi 0,5(v)*60(t)=30(s) ... metri... Trenta metri, ok.
Trenta metri??
La tipa è scesa di dieci piani sotto terra??
. . . . . .
Si.

Ok. Ci sono trenta metri di edificio nascosti sotto ai vostri piedi e nessuno sa che ci sono. C'è un'ala malamente murata (si fa per dire) dietro ad uno specchio in un cesso. Va bene. Basta saperlo.
Ma andiamo avanti.
Lei esce dall'ascensore e si ritrova in quello che sembra proprio un'ospedale psichiatrico. Ma voi, miei cari, avete già capito che quella non è altro che un'allucinazione.. Perchè? Ve lo faccio vedere subito perchè:.... avete mai visto un ospedale così candido e pulito?
Ecco, appunto.
Quindi, lei sta avendo un'allucinazione. E scopre che i bambini sono stati chiusi in questo ospedale, dove si presuppone siano anche morti, dato che lo infestano.. Solo che.. Non si sa che cazzo ci facessero. Non si sa se erano pazienti, se li usavano come esperimenti, non si sa NIENTE. E non si capisce perchè a un tratto lei si sdrai in mezzo ad un corridoio a gambe larghe per partorire ed i bambini-fantasma la aiutino a farlo.
Lei muore di parto, ovviamente, ed il bambino con lei, anche se non si vede. E la direttrice ed il fattorino (quello dei 45 secondi) la trovano in mezzo al corridoio..
Quello che mi ha lasciato a bocca un po' più aperta, è il fatto che la direttrice guardi l'ascensore e dica "Che ci faceva qui?"... E non prendono l'ascensore per tornare su.. Il che significa che...
Ci sono le scale! D:

Scena finale in cui vediamo la mattacchiona che vede i fantasmi dei bambini, e della ragazza che allatta, ma questa era più che scontata.
Bene.
Anche questa cagata è fatta.

lunedì 15 agosto 2011

Orabrush!

Io volevo proprio, volevo tanto scrivere un post serio. Solo ceh cercando una musica che mi facesse da degna colonna sonora per l'argomento (che avevo anche già trovato), mi sono imbattuto in questo:

http://youtu.be/nFeb6YBftHE


mercoledì 27 luglio 2011

A quanto sembra non solo io ho avuto questa idea.

http://youtu.be/w0aR6thF8Y8

Tratto dal canale http://www.youtube.com/user/thejackall

martedì 19 luglio 2011

Due parole

American Beauty







Accantoniamo per un momento le prese per il culo assortite che si possono fare a questo film (vedi il monologo sul cazzo di sacchetto volante.. "E' solo una dannata cartaccia che vola").
Consiglio di guardarlo. Un ora e mezza del vostro tempo sprecata in qualcosa di buono.
Oh, toh vah.. Mi è venuta un'idea per qualche post futuro. Parlare di film.. Magari un po' meglio di come sto facendo adesso, ma è tardi. E' stata una giornata con svariati colpi di scena ed un quasi infarto del sottoscritto.
non è che stia cercando di giustificarmi per la scarsezza di questo post, ma se non mi giustificate andate pure a farvi fottere da un triceratopo con ogni corno che ha addosso.
Con amore e dedizione,
Ometeotl

domenica 17 luglio 2011

Conflitti domestici in reparti gastronomici

Non era così che dovevano andare le cose.
Lo pensi spesso, sempre più spesso.
Incolpi dei fantomatici sabotatori.
Maledetti, è sempre colpa loro, mi mettono i bastoni tra le ruote.
Sweet dreams are made of this...
E poi ti ritrovi a guardare il barattolo di olive appoggiato sul ripiano della cucina.
Solo che lui non ti guarda. Nah.. Lui ha l'etichetta altrove.
Fa il suoperiore, lui, voltato a tre quarti. Fissa il ventilatore o il barattolo di funghi.
Non l'ho ancora capito.
Ma mi urta questa cosa che non mi stia guardando, sarà che nemmeno il condipasta è girato verso di me. E non mi pare di essere stato scorretto con loro, vorrei capire cosa ho fatto.
La caffettiera non è schierata dalla parte di nessuno, ha la faccia al muro. Le gireranno le valvole.
Gli unici che sembrano darmi sostegno, sono il barattolo di sottaceti, il bricco di tavernello bianco, la bottiglia vuota di limoncello ed il sapone per le mani.
Ecco, loro mi guardano, sembra quasi che mi sorveglino bonariamente.

lunedì 11 luglio 2011

Quando le parole vengono fuori da sole, fanno paura

"Non mi guarda nemmeno in faccia mentre mi parla. Se ne sta li con il suo completo blu e la cravatta a cappio, naso infilato elegantemente tra i fogli. Mi dice di non preoccuparmi e per ricordarsi il mio nome va a rileggere la prima pagina del mio dossier.
Non ho mai capito il senso di chiamare questi incontri “colloqui”, quando è soltanto lui a parlare. Lui e la sua ventiquattrore da 300$. Lui che ha finito il college da troppo tempo per considerare una sfida un caso come il mio. Lui che sa perfettamente che è il primo a non credere alla mia innocenza, ma che è pagato per convincere tutto il mondo che sono un angioletto.
Un capro espiatorio.
Mi dice che mi farà testimoniare.
Io lo guardo in silenzio, attraverso le sue lenti a contatto che gli sgranano gli occhi.
Mi dice che ne uscirò pulito, che alla peggio giocheremo la carta del raptus.
Gli fisso le unghie pulite e limate, chiedendomi da quando la mia vita si è ridotta ad un paio di mani di poker.
Mi dice che dovrò mostrarmi sconvolto in aula, di fronte alla giuria.
Che la mia giovane età e la mia storia, recitate a dovere, li sconvolgeranno, li commuoveranno.
Altaleno tra il Rolex che strizza il suo polso tozzo, alle manette che segano i miei.
Sfodera una penna di metallo, svita il tappo e si arma di fogli.
Legge di nuovo il mio nome sul fascicolo, guarda negli occhi la mia foto segnaletica e mi chiede di ricostruire insieme i fatti, lentamente.
La verità è che io volevo ucciderla. Volevo conficcare quel cacciavite in quel collo morbido, volevo tapparle la bocca, fermare il suo incessante bla bla bla.
La verità è che non ho sentito niente fissandola negli occhi mentre rantolava, cercando di colpirmi.
La verità, è che ho baciato quelle labbra ancora tiepide con una soddisfazione che non ho mai immaginato di poter provare.. Finalmente ferme, finalmente zitta.
La verità, è che i suoi occhi non mi sono mai sembrati tanto belli quanto quel momento, con il riflesso scuro del suo sangue che si allarga sotto alla sua schiena. Era perfetto. Immobile e zitta, con l’aria ancora sorpresa, vagamente irritata, ma in silenzio.
Se non fosse stato per quel pezzo di manico di plastica rossa che le spuntava da sotto all’orecchio, sarebbe stata magnifica.
La verità, è che non ho bisogno di ricostruire niente, perché è lui che mi mette le parole in bocca.
Lo chiama clima familiare difficile.
Lo chiama stress.
Lo chiama raptus.
Lo chiama incidente.
Chiama il mio silenzio, la mia inespressività, shock post traumatico.
Mi dice che sono emotivamente distrutto.
Che ho pianto a lungo durante il nostro colloquio.
La sua penna scorre sui fogli lasciandosi dietro una scia regolare di inchiostro.
Lo psichiatra del carcere direbbe che quella è la calligrafia di una persona equilibrata, che le sue maiuscole tradiscono un po’ di egocentrismo, ma che la continuità delle sue lettere ci fa capire quanto sia accurato, affidabile e sicuro di sé.
Lo psichiatra del carcere è un altro che dopo tutti gli anni delle solite storie, ci considera un branco di inutili bastardi matti,ma che è pagato per scovare i traumi della nostra, della mia infanzia.
E di dare un senso a quello che alla giuria verrà definito come un raptus.
L’avvocato alza gli occhi dai fogli, per un istante sembra che voglia guardarmi in faccia.
Ed invece mi supera, controllando l’orologio a muro appeso sopra la mia testa.
Che persona equilibrata.
Ha un Rolex ma non lo ostenta.
E soprattutto, non mi guarda in faccia.
Guarda i suoi fogli, i suoi appunti, la sua versione della mia storia.
Mi dice pacatamente che per oggi basta così.
Mi dice che sto andando bene.
Riavvita il tappo alla sua penna, e dice che avremo un altro colloquio tra due giorni.
Mette in ordine i fogli nella ventiquattrore, controllando ancora una volta il mio nome prima di ripeterlo, per rassicurarmi ancora una volta. Non preoccuparmi. Tenere duro.
E’ infilandosi di nuovo il suo doppiopetto nero in lana cotta, che dice alla guardia che abbiamo finito.
E’ fissando il Rolex che esce e mi saluta, sbagliando il mio nome.
E’ dopo un’ora precisa del suo monologo, che sto immaginando la sua penna di metallo col tappo a vite, conficcata a fondo nel suo palato."

Scrivo tutto d'un fiato, interrotto solamente una volta, quando la barista mi si accosta e mi chiede [Hei, scrivi le tue memorie?] ....
Beh, no.
O non ancora?

Mehehehehe

domenica 12 giugno 2011

Lo ammetto

Ho cambiato la grafica.
Non so se questa mi piace più di quella di prima.. ma so che mi sono sbattuto troppo per non lasciarla almeno per un po'.
E' capace che tra una settimana torno sfondo nero e scritte sul rosso-bianco.
I tre colori top. Boh, non lo so, mi piacciono.

Torno ora da un uscita, dopo due mesi di semi-reclusione in casa.
Di nuovo tra amici, di nuovo qualche bevuta.

Non mi ricordo più cosa volevo scrivere, mi era venuta un'idea geniale con un gioco di parole...
La verità è che ho sonno.
Che sono a dormire a casa perchè dovevo farlo..
Il gatto ha mangiato ed è soddisfatta, non mi cagherà più. Anzi, adesso mi sta già occupando il letto.
Voglio cambiarmi il piercinf, dannazione... Me lo sto sbattendo nei denti continuamente, i llabbro non mi si è mai gonfiato e nonostante tutto ho ancora quello lungo... E' solo che è troppo lungo.
Ci metterò un cerchietto appena sarò cicatrizzato.
Ok, basta, mi si chiudono gli occhi..
Vado a lavarmi i denti e se non crollo nel lavandino mi metto a letto.
Mi tornerà in mente di cosa volevo parlare.
Forse.
Magari.
Spero.

Buonanotte.

lunedì 6 giugno 2011

La minaccia della speranza

Mi sovviene che qualche giorno fa, quando ho detto
"Vado a fumare una cicca"
mi hanno risposto
"Spero per te tabacco e non merda prefatta.."

....

Piantatela di sperare per me, suona come una minaccia!

"Spero per te che non... "
"Spero per te che.."

Io inizio frasi così solo se ho lo sguardo killer.
Ok, io ho sempre lo sguardo killer...
Beh, spero per voi che la cosa non vi disturbi!

....
Visto?
Ho sempre ragione.

mercoledì 18 maggio 2011

La morte è dietro l'angolo

Volevo parlare di cose interessanti. Di cose buffe. Ma in questo momento ho solo un elenco da fare. Uno di quegli elenchi che ti senti ripetere spesso, come "non accettare caramelle dagli sconosciuti" e "se finisci in carcere quando fai la doccia non raccogliere saponette".



Se ingoi un pezzetto di plastica della confezione del gelato che è caduta, ti trapasserà lo stomaco, operarti sarà inutile emorirai per emorragia interna.

Andando a fare la doccia puoi:
-scivolare, battere la schiena, restare paralizzato.
-scivolare, battere la schiena, restare paralizzato ed affogare senza riuscire a chiamare aiuto.
-scivolare, battere la testa, svenire ed affogare.
-scivolare, sbattere la testa e morire sul colpo.

Non attraversare sulle strisce a semaforo verde, fai il sottopasasggio, ti schiacceranno.

Lui mi risponde: "ma che roba è??"

Mia madre.

lunedì 16 maggio 2011

Il tappeto invisibile

Il fatto è che scrivere post è un piacere. E' l'esternazione di quello ceh penso.. E se non scrivo quando ho l'ispirazione, non so proprio quando dovrei scrivere.
Il problema è che tra un cazzo e l'altro l'ispirazione mi viene una volta ogni tot... E da qui l'irregolarità totale ed assoluta con cui pubblico qui.

Ed oltretutto il fatto è sempre il solito... Ho un sacco di cose di cui parlare, il mio cervello non le contiene tutte. Oltretutto, cazzo, non riesco mai a ricordarmi quello di cui voglio parlare quando mi siedo al tavolino ed apro un nuovo post. Le frasi si bloccano e io resto come un idiota ad osservare la pagina bianca.
Beh, 'sta volta sono partito con un vantaggio. Mi sono preso come impegno lo scrivere il nuovo post, che è addirittura in collaborazione. Oh, si, miei affezionatissimi cercatori di porno che transitano da qui... In collaborazione. Perchè le foto che vedrete su questo articolo, non le ho mica scattate io. E tantomeno le ho pescate da internet. Sono foto originali, di una decina di giorni fa.
Anzi, grazie infinite e pubbliche a Rec, la mano d'opera, il lavoro sporco, che ha deciso di dar retta alle mie turbe psichiche e mi ha dato corda, senza sapere in che cosa si stava impelagando. Huhahahahah, risata malefica ed un [patpat] a Rec, che vedrà la sua opera infilata in questa orgia di parole.

Ma facciamo il punto della situazione.
Il "vantaggio" di vivere in un paesino, è che è un ottimo punto d'osservazione. Un FAVOLOSO punto d'osservazione. E tu te ne stai li in macchina a girarti i pollici, in attesa che tua madre torni dalla farmacia. E sei nella piazza più grande del paese. Una roba che potrebbe raggiungere addirittura, non so.. tremila metri quadri? può essere. E abbiamo persino qualche turista.
Quelli li riconosci dall'abbigliamento, o dal fatto che hanno le zone d'ombra del viso bianche marmo, ed il resto rosso rubino e reticolato di capillari sul punto di esplodere.
Si aggirano guardandosi intorno, talvolta con macchinettine digitali grandi come biscotti (chi si ricorda le vecchie Marie della nonna? Quelle che nella pubblicità vengono spalmate di qualsiasi salsa e marmellata, pur di dargli un tono colorato.. ahhh, la mia gioventù) ed osservano il comportamento dei villici.
Ed ecco qui la parte migliore. I villici. Non importa da dove provengano, importa quanto si siano italianizzati. C'è un metodo infallibile per beccare l'italiano in mezzo alla piazza, la consapevolezza mi ha folgorato oggi.
In silenzio, dopo i turisti inglesi (si capiva dalla scalatura tonale di bianco marmo.. e dal "Oh, Poul! Wait, look at!"), passa una tizia sulla sessantina, capello castano tinto, occhiale da sole. Troppo anonima per essere tedesca, ma poteva essere inglese anche lei.. O francese.
Appallottola una carta, tipo uno scontrino, si guarda intorno alla ricerca del bidone. Ma non ci sono cestini nel raggio di 20 metri almeno... E la signora non vuole sporcare la piazza. Cosa fa?
Lo butta nella grata del tombino. "Non ci sono cestini.." E' quello che le sento dire dal mio finestrino semiaperto.
Ed eccola li l'italianità, cazzo!
Nascondiamo la polvere sotto al tappeto e ci giustifichiamo scrollandoci la colpa di dosso con uno schiocco di dita. Tutte le scuse sono valide, ma è sempre colpa di qualcun'altro. Il comune non ha messo abbastanza cestini, non "Non c'ho voglia di farmi 25 metri per raggiugnere quel cazzo di bidone".

E quando il tappeto è invisibile? Quando è telematico, multimediale?
Ecco che diventa silenzio. Un tappeto di mutismo e censura, dietro cui è facile nascondersi.
Mi torna in mente l'indovinello "Se fai il mio nome, non ci sono più".
Per mesi i telegiornali non hanno parlato altro che di Napoli, della spazzatura, del rischio di epidemie con il maltempo, dei roghi, delle proteste.. La gente non vuole discariche sotto casa, puoi dargli torto? Tu ce la vorresti?
Di alternative ce ne sarebbero, ma non siamo abbastanza alla fame per vederle. Il limite, il limite irraggiungibile, che una votla valicato ti fa capire quanto le cose vadano a puttane.. ma noi ancora non l'abbiamo raggiunto.

Adesso c'è il nucleare, c'è la guerra dell'acqua, c'è stato Geddafi, Mubarak, Berlusconi ed i processi, Berlusconi e le sue leggi, il Rubygate, c'è stato di tutto.
Maaaa.... scusate....
Napoli ad oggi come sta?
Chi è che ancora se lo chiede, dato che la televisione non passa più niente? Che la BBC non fa più servizi sulle condizioni della spazzatura italiana? Che adesso i leghisti sono più impegnati a dire "Immigrati fuora dale bale", più che "La merda napoletana se la tengano!"?

Ve lo faccio vedere io come sta messa Napoli adesso.



Ah-ha... Proprio come ci avevano detto. Entro tre settimane, non un sacco di spazzatura fuori posto.
Grazie Silvio!

mercoledì 11 maggio 2011

Se soltanto

Se soltanto fosse un dialogo di una barzelletta, sarebbe comico.
Se solo non fosse fottutamente tragico, sarebbe comico.
Se solo non riguardasse me, sarebbe assolutamente comico.
Se solo non mi confrontassi ogni giorno con queste cose, sarebbe così dannatamente.. comico.

Lei: "ah.. non so come fai a sopportarmi."
Lui: "Perchè ti amo."
Lei: "Allora mi sopporti!!!"

... Domande a trabocchetto.. mai fidarsi.

lunedì 2 maggio 2011

Ma no

E poi dissi al mio stomaco che no, andava tutto bene.
Che i succhi gastrici non stavano ribollendo, che la mucosa non era infiammata. Che non mi stava bruciando e che non avevo questo senso di nausea da ore.
Che era tutto ok.

Dissi anche vaffanculo, ma non al mio stomaco. Alla fine lui c'entrava poco.
Era nel mio cervello il problema. Non ho mai capito perchè se nel cervello c'è un problema, se la deve prendere ocn lo stomaco. Non è mica giusto.

E dopo il rimo vaffanculo ne dissi anche un altro, forse un paio.
"E' che volevo ficcare una pallottola in testa a tutti i panda che si rifiutavano di scopare per salvare la specie. Volevo togliere i tappi alle petroliere e inondare tutte le spiagge francesi che avrei visto. Volevo respirare fumo. Volevo.. Volevo rovinare qualcosa di bello."

domenica 17 aprile 2011

Naaaaaah

Quattrocentoquattro visite?
Ragazzi o che siete matti?
Ma che sul serio qualcuno legge le mie puttanate?
Mah mah mah....
Bisognerà che scriva qualcosa di sensato (più o meno).
Aaaah, aspetta...
Sono glis tessi di prima ceh cercano il prono e incappano in me, vero?
huahhahaha mi dispiace ragazzi.
Ma magari prima o poi qualcosa di pornazzoso ve lo metto, così la smetto di deludervi.

sabato 16 aprile 2011

Woman's mind

IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
IO IO IO IO IO IO IO IO IO IO

ioIOioIOIOioIOioioioIOIOIOIO
IOIOIOIOIOIOIOioioioioioioio
IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
IOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIOIO
ioIOioIOioIOioIOioIOioIOioIOio

Tranquilli ragazzi. E' come un codice binario,
ma al posto dell'uno c'è una "i" e dello zero una "o".
E adesso applicatevi e trovate un modo per tradurre.
In bocca al lupo, io ci ho rinunciato.

giovedì 7 aprile 2011

Another one

Ritorno in grande stile? No, non credo proprio.. Avevo solo voglia di scrivere. Ho voglia di scrivere e di disegnare, forse perchè non ho un cazzo da fare. O meglio, da fare ne avrei, volendo. Il problema è proprio li, quel volendo. E' che non voglio.
E' che non sto una favola oggi. Cazzo ha proprio ragione il mio migliore amico, mi mangio il fegato e lo stomaco, prendo tutto sul personale, scambio un saluto per chissà cosa e sogno di spaccare la faccia al primo che passa solo perchè mi guarda. Beh, benvenuti nel mio mondo. E' vero, ho voglia di spaccare la faccia a chiunque per strada mi guardi fisso, perchè io ho il rispetto di non fissare mai nessuno e non vedo perchè la gente debba guardarmi con insistenza.
Un altro amico dice che cammino come uno psicopatico perchè tengo lo sguardo basso, tra i pedi ed il ginocchio di chi mis ta davanti, perchè ho l'espressione seria.. Addirittura gesticolo se sono sovrapensiero.
Ok, sono un caso patologico, ossessivo complusivo che di tanto in tanto si butta giù. Come 'sta sera. Mi sento tanto il Perozzi quando vaga in macchina dopo essere uscito dal giornale, quando si convince a non tornare a casa dopo aver visto la macchina di suo figlio parcheggiata sotto casa, con l'impermeabile. "Solo i lfilgio del Perozzi potrebbe mettere l'impermeabile alla macchina."
E' che in questi momenti avrei voglia di fare qualcosa... Di disegnare prevalentemente. E qualcuno ptorebbe dire "che culo, almeno quando ti butti giù hia voglia di produrre, di fare.. Non fai nulla di sbagliato."
Beh.. Anche di disegnare. Solo che alla fine non disegno mai, perchè mi deprimo ancora di più. Ad esempio adesso mi sto deliziando di una bottiglia di limoncello omaggio. So che non posso finirla, dato che mia sorella l'ha messa in congelatore amorevolmente, so che quello che manca me lo sono scolato tutto io.. Ma non me ne frega un cazzo al momento. Vorrei attaccarmi al collo e non staccarmici finchè non resterà nemmeno una goccia dentro. Voglio sentire lo stomaco in fiamme, voglio soffrire il caldo perchè ho la faccia paonazza. Voglio martellarmi la gastrite con un assaggio di tutti gli alcolici che abbiamo in casa, fino ad avere un sorriso ebete in faccia e non riuscire nemmeno a premere il tasto che cerco.
Voglio fumare fino a spaccarmi lo stomaco, finchè non ne potrò più. Finchè il Maalox non riuscirà più a spegnere quel fuoco. Voglio spaccare il mondo.
E alla fine sto per tornarmene in cucina, a shortare un altro po' di limoncello della nonna. Ad ascoltare musica patetica. A grattarmi le palle in attesa che qualcosa succeda.