mercoledì 21 settembre 2011

Sbattere e montare

Che poi alle volte mi vengono degli attacchi assurdi in cui non so proprio cosa mi prende.
E allora mi infilo in cucina, inizio a rovistare tra gli scaffali, cerco ingredienti e inizio a cucinare.
Così il primo giorno faccio le tigelle, il secondo giorno tento con le zeppole, che non vengono. Soltanto che mi è avanzato un sacco di albume, e come si può usare l'albume? Si usa per fare una delle cose più difficile da fare che possano venire in mente. Le meringhe. Che non mi sono mai venute.
Così, dicevo, le zeppole sembrano testicoli di gatto bruciacchiati, non sono lievitate per niente e le abbandono in una cofana. Ma ho finito lo zucchero a velo.
Prendo il mortaio, e inizio a pestare lo zucchero. Me ne servono due etti.
E pesto, pesto, pesto.
Pestare è faticoso.
Poi inizio a sbattere gli albumi.
Prima pesti e poi sbatti, unisci metà dello zucchero e monti.
E monti, e monti e monti, e senti le tue braccia che dopo un po' ti chiedono "Ma hai intenzione di continuare ancora per molto?"
E tu gli rispondi di si, che è proprio quello che ti serve.
E monti, e monti, e monti. Finchè non è una spuma a cui devi accorpare il resto dello zucchero che hai pestato.
Ti tremano così tanto le braccia che basta che tu stia fermo con un mestolo dentro alla cofana, sembra che si mescoli tutto da sè.
Poi prendi la siringa per dolci, zeppi il composto dentro e inizi a sparpagliare mucchietti a caso sulla teglia coperta dalla carta da forno. Tante graziose cacche bianche che ti guardano.
Inizi a cantare la sigla del dottor Slump e metti in forno.
E aspetti.
Aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, ti rompi le palle e aspetti.
Decidi di farti una doccia, non appena ti insaponi i capelli squilla il telefono.
"Sono al semaforo, ho fatto un po' di spesa, mi serve una mano."
"E io sono nudo, sotto la doccia e pensavo foste ancora a Firenze. Mi servono cinque minuti, se mi avessi avvisato mi sarei fatto trovare pronto."
Così adesso ho voglia di tagliarmi i capelli.
Cosa c'entra? Niente.
Non sempre serve un filo conduttore alle cose. A volte basta un filo, altre volte serve di rame, perchè il rame è un conduttore. Dopo questa battuta accetto gli sputi in faccia, me lo merito.

3 commenti:

  1. sbatti, monti e i dolci non vengono.
    c'è un doppio senso?

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  2. Dovrei picchiarli.
    Hm, in realtà le meringhe sono venute una meraviglia, il giorno dopo ho ritentato con il dolce ed è venuto.
    Le cose possono permettersi di non uscirmi una volta, ma la seconda sanno di doverlo necessariamente fare, perchè rischiano, OH OH OH, se rischiano.

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