mercoledì 23 maggio 2012

The game

Se ne stava lì con i suoi occhioni azzurri sgranati.
Non era bello, non era brutto, ma quando ti fissava ti veniva da parlare.
Dicevano che fosse un ottimo ascoltatore.
Era un ladro, ma nessuno se ne accogeva in tempo.
Potevi stare ore a parlargli, lui parlava poco ma se ne stava lì, a fissarti, con un sorriso appena accennato. Sbatteva di rado le palpebre, sembrava che ti entrasse dentro con lo sguardo. Ti veniva naturale di raccontargli le cose.
A lui non importava poi molto, ma sapeva di fare bene quello che faceva.
Poco a poco, senza che tu te ne accorgessi si infilava nei tuoi panni e ti diceva le cose esattamente come tu avevi bisogno che le dicesse. Non ti importava più se erano cose fstidiose, se ti dava ragione o torto. Parlava poco, ma sembrava che dicesse solo la cosa giusta.
Lo faceva per il tempo sufficiente che gli serviva, perchè tu restassi lì a guardare. Lui giocava.
A volte era divertente per lui, perchè ti convinceva di cose a cui non avresti mai pensato, e riusciva a farti credere di essere stato tu a pensarle.
Ti convinceva che quella era farina del tuo sacco, non del suo.
Ti spogliava poco a poco di te stesso, e ti copriva con le sue parole, con le sue idee.
E tu eri contento, ti sentivi compreso, aiutato.
Ed invece era un gioco.

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