Se il karma non ti colpirà, lo farò io. SARCASMO: l'abilità di insultare un'idiota senza che lui se ne accorga.
mercoledì 29 dicembre 2010
Spot
http://forumnucleare.it/
Beh, io l'ho appena fatto.
E copincollo qui la mi asommaria opinione.
Sono contrario al nucleare.
Perchè?
Perchè in un paese come questo mi sembra ridicolo usare uno spot in cui si dice che “Non esistono rischi sulla sicurezza”.
Non siamo in grado di gestire della spazzatura, non siamo in grado di garantire il mantenimento di opere d’arte e di siti come Pompei. Vengono tolti fondi alla ricerca e al futuro. E mi si viene a dire che la tecnologia è sviluppata a sufficienza da poterci permettere di utilizzare l’energia nucleare.
Lo trovo un insulto alla mia intelligenza.
Prima di sbandierare l’utilità del nucleare, sarebbe lecito puntare alle risorse rinnovabili.
E’ vero, i combustibili fossili si estingueranno prima di quanto non ci si possa immaginare e noi figli del consumismo rimarremo spiazzati dalla novità.
E’ un bene puntare su energia rinnovabile.
Non mi stancherò mai di dirlo, No al nucleare.
E non mi interessa se Francia, Germania, Svizzera, Austria, Grecia, Romania, Albania, Egitto, Spagna e tutti i paesi che circondano questa penisola si attrezzino col nucleare..
Dico di no. Ed il fatto che tutti seguano una strada, non vuol dire che sia quella giusta, come un fumatore incallino di sessant’anni non deciderà di andare a fare una gara di apnea con degli allenati ventenni.
domenica 19 dicembre 2010
Suggerimenti
Ho scritto che molti dei calabresi che ho conosciuto personalmente vivono quasi in un altro pianeta, non conoscendo niente della riforma, del ministro e di chicchessia di politica.
Beh, questa è la verità, a me personalmente è successo questo.. Ho conosciuto diverse persone di città diverse e sapevano niente o molto poco.
Eppure, ci sono anche molte persone che sanno, anche più di me.
E se per un breve periodo di tempo in italia ci sono stati dei sindacati che funzionavano, lo dobbiamo alle regioni del sud, dove i contadini si sono fatti ammazzare per primi dai ricchi latifondisti.
E se al nord le industrie funzionano così bene, lo devono alla manodopera del sud e agli immigrati.
Detto questo, mi ritiro, pensando al prossimo post.
giovedì 16 dicembre 2010
What God taxi driver
Ho troppe idee in testa e troppa gastrite allo stomaco.
Ad esempio, sono uscito da poco da un negozio, perché sono rimasto a secco di pantaloni, mi se ne è strappato un paio (i più comodi, ovviamente) e.. beh, si, io compro la roba quando mi serve. Ohibò, che strana tendenza, dovrei parlarne ad uno specialista, forse.
Ma torniamo ai pantaloni. Ho speso ottanta euro per due paia di jeans.
Punto primo: non sono invernali. La cosa non mi dà problemi perché io porto i soliti jeans estate ed inverno.. Ma perché a dicembre, quando la notte tocchiamo i meno cinque gradi e scendiamo ancora oltre, mi metti in vendita jeans primaverili? Perché quelli sono primaverili. Lo sento al tatto che lo sono, non sono così stupido..
Come quando andavo a comprare la tot taglia tempo fa e me la mettevo senza nessun problema. Prendevo in mano una quarantasei e wow, era bella comoda. Adesso prendo in mano una quarantasei e me la metto come braccialetto. Guardo una quarantadue e potrei tranquillamente infilarla ad una barbie.
Guardo una cinquantaquattro e la confronto con un paio di pantaloni taglia quarantotto di sette anni fa, un paio di jeans normalissimi di mia madre.. E cazzo, la cinquantaquattro è più piccola. Allora non è il mio culo che è andato moltiplicandosi a dismisura (ed avevo avuto questo dubbio, dato che passo ancora dalle porte), sono i pantaloni che di anno in anno si restringono.
E come mai le dimensioni dei jeans si riducono con andamento inversamente proporzionale alla quantità di chiappe che s’ingrossano? E soprattutto.. che scopo ha farmi credere di essere più Boiler di quanto non sia in realtà? Resterà un mistero ed io non diventerò anoressico, non c’è pericolo.
Che poi ad essere sinceri, non ho speso ottanta euro, ho speso settanta euro e novanta centesimi. Questo perché i pantaloni costano 39,95€ l’uno. A prescindere dal fatto che dieci anni fa ci se ne compravano tre paia di pantaloni a quella cifra..
Ma perché non arrotondarla?
A chi vanno quei 95 cent?
Perché proprio novantacinque?
Perché tutti continuano a chiedersi perché non arrotondano la cifra a numero pari, ma nessuno dà risposte?
Milena Gabanelli si è posta un quesito simile in ambito ortofrutticolo, qualcuno potrebbe condurre un’indagine in ambito tessile.
Ascolto You Give Love a Bad Name, ma non mi suggerisce nessuna risposta. Sarà che capisco poco o nulla di quello che BJ mi urla nell’auricolare.. Già, l’auricolare. Non che io ami usare un solo auricolare alla volta, ma qui ne funziona solo uno.
Non è per parlare di pantaloni che ho iniziato a scrivere, ma nel tempo che tentavo di buttare giù qualcosa, il mio prodotto della mente malata del grande Bill G, decideva di riavviarsi per installare chissà quale aggiornamento, permettendomi di non perdere tutto grazie al salvataggio automatico.
E mentre smoccolavo in attesa che il computer si riavviasse, sotto lo sguardo inquietato di un anziano che addentava la sua brioche, mi è caduto l’occhio sul sacchetto del negozio.
Eppure finché non ho deciso di aprire il computer, semisopraffatta dall’acido gastrico che cerco di diluire nel caffè macchiato, stavo leggendo il giornale.
Non guardo quasi più la televisione, nemmeno il telegiornale. Soltanto LA7 trasmette qualcosa d’interessante di tanto in tanto, persino Rai3 ha perso di attrattiva, se non fosse per qualche lampo geniale di qualche programma che finisce in seconda serata o dura troppo poco. Programmi Davide disarmati di fronte a Grandi Fratelli Golia più prepotenti del solito.
E a me cosa resta? Restano internet ed i quotidiani.
Internet è stupefacente, siamo d’accordo, sono internet dipendente e lo ammetto.
Ma sono anche un nostalgica amante della carta stampata (anche per questo non trovo l’IBook una così fenomenale trovata. Molto meglio una libreria a tutta parete con trecento libri, guarda Margherita Hack, che sta una favola, piuttosto che una parete vuota ed un'unica scatoletta appoggiata da una parte con trecento libri digitalizzati dentro) per cui mi fa sempre piacere sfogliare un giornale appena comprato.
Le pagine ben allineate, a volte da separare perché la macchina che le taglia incolla i bordi e quell’odore di inchiostro che ti riempie le narici quando apri anche solo la prima pagina.
Ci sono giorni in cui leggo tutto dei giornali, dal titolo ai commenti, dagli sms dei lettori ai trafiletti più stringati.
Oggi mi sono fermata come al solito in via San Gallo, prima di andare a prendere il caffè al solito bar, all’edicola. Una stanza stretta, ingombra di scaffalature in cui si vende di tutto e di più.. L’uomo dietro al banco ha passato la cinquantina, ha una singolare pettinatura un po’ a calotta, un po’ leccata. E’ rinseccolito ma non particolarmente allampanato. Barba un po’ sfatta ed un leggero difetto di pronuncia. Quando entro mi guarda, ormai sa cosa prendo, ma ogni volta aspetta che sia io a chiederglielo.
Mi infilo nello stretto negozio, lo guardo, sorrido “L’Unità..” E lui “Si”. Passa oltre il bancone, s’infila tra due scaffalature di metallo e pesca una copia del quotidiano.
“Uno e venti”
“Ecco a lei, grazie, arrivederci”
“Arrivederci.”
Uscendo leggo le locandine, come ogni volta. Tutti parlano degli scontri a Roma, degli infiltrati tra i manifestanti, delle manganellate.. Tutti tranne uno. Storco la bocca e, chiamatelo pregiudizio, ma ho idea di sapere a chi appartiene quel giornale.
Arrivo al bar, poso la roba al tavolo e chiedo un macchiato. Mi metto seduta, la tazzina a raffreddare, con il freddo che fa sono sicura che ci metterà davvero poco, apro il giornale, come da rituale leggo la vignetta per prima e mi strappa un sorriso. Un sorriso amaro, perché la satira lascia sempre l’amaro in bocca. Si tratta del Paese in cui vivi, vedere come siamo ridotti, ok può far sorridere se viene presentato nel modo giusto, ma.. Che tristezza.
Sfoglio con calma, osservando gli articoli che mi si susseguono davanti. Scontri in piazza. I manifestanti da una parte, la polizia dall’altra. Un gruppo non identificato, forse Black Block (che dal nome mi fanno tanto, troppo, KKK) attacca la polizia lanciandogli addosso roba, poi si dilegua. La polizia carica i manifestanti anziché inseguire i provocatori.
I manifestanti scappano, vengono feriti.. La polizia carica di nuovo, mentre c’è gente ancora a terra, mentre qualcuno si sta facendo medicare.
E poi spuntano le foto, che stanno girando nel web da ieri. Uomini in borghese, mescolati al “fronte” dei manifestanti, che vengono immortalati con pistola, manette e manganello alla mano.
Un gruppo di poliziotti in tenuta da assalto che circondano due manifestanti a terra e gli impediscono di scappare, limitandosi a circondarli, per cui niente da dire su questo. Se non fosse che tra gli agenti, con manganello in mano, c’è un tizio con un casco che non ha niente a che vedere con quello della polizia. E’ un casco integrale da motorino, non ha nemmeno una striscia dell’azzurro di cui dovrebbe essere integralmente coperto. Che strano..
Poi spuntano feriti, manganellati. E mi torna in mente il 2001.. E tutta la mia rabbia, molta di più di quella che una bambina di dieci anni ha di solito quando guarda il telegiornale, nel vedere la violenza inaudita delle Forze dell’ORDINE contro i manifestanti (quelli disarmati a mani in alto, quelli che si limitavano a dormire nei sacchi a pelo, quelli vessati, feriti, inseguiti, accusati. E ricordo bene cosa provai quando inquadrarono il corpo di Carlo steso a terra, in una pozza di sangue).
Poi leggo delle cariche, di un lacrimogeno sparato troppo in basso, con un ferito che è stato colpito al viso.
E penso agli anni di piombo. Così lontani eppure troppo vicini. Alla polizia corrotta, a quei pochi che cercavano di fare il loro lavoro onestamente e venivano osteggiati da colleghi e superiori.
Non cerco di fare di ogni erba un fascio al grido “poliziotti fascisti”.
Ma se mi trovassi durante una manifestazione in una morsa tra Black Block e Forze dell’ordine, non so davvero da quale delle due parti mi lancerei. Forse starei al centro, cercando di non prendermi né sprangate o coltellate, né manganellate o fumogeni. Cercherei di scappare. Cercherei di non farmi ammazzare.
E poi mi viene in mente un commento che ho letto sul blog de “il fatto quotidiano” non molto tempo fa.
C’era un sondaggio, in cui si chiedeva agli studenti che non sono scesi in piazza, il perché non siano scesi in piazza. Qualcuno ha risposto (non ricordo le parole esatte, per cui , con rammarico, riporto a grandi linee) che “Troppi nostalgici del ’68 infestano le piazze, con eskimo e kefiah la collo. Troppi inneggianti a tempi morti, passati. Troppa gente che decontestualizza facendo pressione sulla politica, anziché verso gli interessi comunitari.”
Rispondo a te, e a tutti quelli che la pensano come te.
Si, è vero.. Siamo nel 2010, sono passati quarant’anni. Ma guardati intorno.. La politica è corrotta, forse come non lo è mai stata. La libertà d’informazione è compromessa, cercano di tapparci la bocca. Troncano le ali a chi vorrebbe cambiare le cose, rendendo questo popolo ignorante, ancora più ignorante, cercando di bloccare lo sviluppo su tutti i fronti. La polizia usa la violenza contro le persone sbagliate. L’estremismo di destra, razzista, a stampo fascista, prende sempre più piede. Chi invoca il Duce, chi invoca le BR. Chi invoca una “dittatura costituzionale temporanea, per risistemare le cose. Perché è vero, il fascismo è sbagliato, ma la dittatura non deve essere fascista. E con la dittatura le cose filano”.
Grazia, Graziella e Grazie al cazzo. Con la dittatura le cose filano. Si chiama DITTATURA per un motivo.
E chi decide chi mandare a prendere le redini della situazione? Si fa un referendum per organizzare un colpo di stato? Si offrono volontari? E metti caso vinca un simpatico più o meno giovanotto di Casa Pound o di Forza Nuova..? Non voglio nemmeno pensare a cosa accadrebbe.
No, la dittatura, che sia nera o rossa, è sbagliata a priori.
La Francia quanto ci ha messo per fare la Rivoluzione?
Qui ci siamo trascinati come un pezzo di carta igienica attaccata alla suola la divisione in Ducati e Regni quando il resto d’Europa era bello diviso.
E poi.. Unità? La vogliamo chiamare unità? All’estremo nord odiano tutto e tutti, bramano di tornare ad essere spartiti a Germania o Austria o Francia. Poco più sotto vogliono fare uno stato autonomo. In mezzo allo stivale ci sono due punticini del cazzo che si autodefiniscono Extraterritoriali non si sa su che base (anzi, si sa benissimo su che base, e la cosa mi fa ancora di più incazzare). Poi inizia la linea immaginaria (ultimamente è più una linea gotica di immondizia) che delinea il “SUD”. Che se ogni discarica delle regioni attigue si prendesse un piccolo tot di spazzatura a testa, il problema sarebbe risolto, almeno in fase temporanea (ma guai, “la spazzatura dei terroni se la devono gestire da soli”. E poi se siamo italiani, se troviamo una toppa temporanea tenuta insieme con sputo e polvere, diventa definitiva in automatico). Andando ancora più in basso non si sa quasi niente delle regioni.. Almeno, io non so quasi niente e loro sembrano non sapere granchè di noi. Dalla Calabria un esercito si chiede perché ci siano le manifestazioni, di cosa parli la riforma e chi sia la “Germini.. Gelmini.. Gemini..?” (ed ho avuto il “piacere” di conoscere diversi. Non tutti, ci tengo a precisarlo). Le isole fanno quasi mondo a parte. In basso mafia e mare, in alto vacanze e capre.
Nemmeno la crisi, la disoccupazione, i disastri naturali (naturali ‘stocazzo parecchi sono prevedibili, ma siamo in Italia!), riesce ad unirci. Ci puntiamo il dito contro l’un l’altro, con questa sorta di odio ancestrale, con radici nascoste ai tempi dei Ghibellini e dei Guelfi, o ancora prima.
Se adesso mi trovassi davanti Camillo Benso e Garibaldi, gli stringerei la mano e gli direi “Bel lavoro. Grazie.”
Ma alla fine, chissà.. Loro si immaginavano qualcosa di diverso.
Ma io continuo a pensare che se si fossero fatti una birra, invece di questo capolavoro, avrebbero fatto meglio.
In culo alla maggioranza.lunedì 6 dicembre 2010
Un po' di spam, che ci sta bene
Passate col rosso - Roberto Tumminelli
(Potete gustare una succosa anteprima qui: http://books.google.it/books?id=csNcQ8oikDwC&printsec=frontcover&dq=passate+col+rosso+roberto+tumminelli&source=bl&ots=tbzfIRPcQh&sig=t2YwA1L1pZwgRwW06-HnILIffL8&hl=it&ei=aPj8TMrkJ8nA8QOunNzzCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&sqi=2&ved=0CCYQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false)
L'Orda: quando gli albanesi eravamo noi - Gian Antonio Stella (Si, quello che collabora con Travaglio e Gomez, e no, essendo protetto da copyright, su google libri n0n c'è. Ma potete trovarlo alla Feltrinelli, sezione Attualità)
mercoledì 1 dicembre 2010
Attualità
Scuola Diaz 2001: dei condannati, nessuno ha scontato un giorno di galera. Qualcuno è stato promosso.
"Spero che questo posto di merda bruci dalla Val d'Aosta alla Calabria, Arcipelagi compresi."
[Cit. me]
Ps. ITALIA: Ci siamo trasferiti due anni fa perchè pioveva in camera di mia madre. Nella nuova casa, piove in camera di mia madre. Hanno fatto dei lavori per riparare il tetto. Adesso piove anche in camera mia.
martedì 30 novembre 2010
Tre, numero perfetto
Da che io mi ricordi, ho sempre abitato in un condominio.
Sono (facendo due conti) quasi dieci anni che vivo al terzo piano, un solo trasloco risalente a un paio di anni fa, ma comunque al terzo piano, e sempre di un condominio.
C'è una cosa che caratterizza le ultime due case in cui ho vissuto... L'odore.
Piano terra: nessun odore.
Primo piano: di giorno, c'è un persistente odore di roba da mangiare. Sughi, carne, spezie..
Secondo piano: detersivi assortiti, bucato, pavimento.
Terzo piano: polvere o fumo.
Devo riflettere.
sabato 20 novembre 2010
Io volevo incontrare gente interessante, stimolante, con una civiltà antichissima... e farli fuori tutti.
Me ne sto in via Cavour, appoggiato al muro sulla soglia di uno dei più prestigiosi negozi di giocattoli e collezionismo che abbia mai visto. A quindici metri da me c'è una signora accucciata, la fronte a terra, riversa sul marciapiede fradicio.
Dietro di me, nella vetrina, suonano le note di un canto di Natale... "e vieni in una grotta, al freddo e al gelo.."
Non è che faccia caldo, io per primo ho i piedi inzuppati. La rappresentazione più classica della notte di Natale suona , si muove meccanica e ripetitiva dietro di me, dietro all'immenso vetro.
Statuette di presepe da tre zeri l'una, forse fatte a mano.
Tutti passano oltre alla figura accucciata. In molti si fermano di fronte allo spettacolo del villaggio che porta i doni al nuovo nato. Al re dei giudei.
E' necessario comunque essere un Re per ricevere doni compassione e rispetto?
Vedo avvicinarsi una signora per bene, bionda e boccoluta, con la figlioletta per mano, vestita come una bambolina (dove per bambolina intendo Bratz).
La bambina, forse spinta dalla curiosità, si avvicina a quello strano fagotto tremante per terra, di un passo e mezzo. E prontamente la madre la trascina via con uno strattone deciso, conducendo la figlia all'interno del negozio di giocattoli "Vediamo se troviamo i regali intanto in questo. se non trovi niente qui, proviamo in un altro." E' l'unica frase che mi arriva, mentre mi passa di fianco in fretta.
La figura accucciata si alza, fa pochi passi incerti e si avvicina ai cassonetti della spazzatura. Li apre, ci si infila dentro per una buona metà. La gente passa sul marciapiede facendo il giro largo, per non andare li vicino. Nessuno guarda verso di lei, finchè non sono passati oltre. La superano, fanno qualche metro poi si voltano. Qualcuno ha l'aria disgustata, ma l'dea che per la mente gli stia passando un "Guarda come si è ridotto un essere umano" non mi sfiora. Sono convinto che per la testa di chi è disgustato stia passando un "Che schifo, perchè non li cacciano dalle città."
La mia testa sbuca da dietro l'angolo, osservo la scena, non vedo nessuno che faccia qualcosa.
Qualcuno l'ha definita "spuma marina" quella cosa che sale e ti investe, quando senti salire rabbia ed indignazione. Io preferisco chiamarlo fungo atomico.
Faccio un profondo respiro e decido che non posso restarmene li a guardare. Metto in tasca il mio taccuino, mi scosto dal muro e prendo a camminare, la testa affollata di pensieri e mia madre che non si è ancora fatta sentire.
Chissà, magari mi sono riscattato un anno di inferno. Magari la mia anima vale 2.50€. O più probabilmente continuerò a fare la mia vita e ad incontrare Maria di tanto in tanto, sui marciapiedi della città. E magari riuscirò a farmi dire quacosa di più del suo nome.
Ha i capelli neri, è più giovane di quello che pensassi. Probabilmente mi ha scambiato per uno dei volontari di quelle associazione che aiutano la gente di strada, facendo le ronde la notte per portare viveri, vestiti e coperte.
Ma magari se la rivedo, insieme ad un panino caldo, un paio di scarpe glie le porto.
giovedì 18 novembre 2010
Dubbi amletici e figure allegoriche
Bondi e Veltroni che si fronteggiano.
A me pusillanime blasfemo sembrano tanto due bambine che litigano scaricandosi addosso le colpe di una bambola rotta. "Colpa tua!" "No! Ci hai giocato tu per ultima!" "Ma tu mi hi toccato!"
Alzo lo sguardo su mia madre dall'altra parte del tavolo, mentre lei fissa lo schermo e non mi vede.
Annuisce e commenta a voce alta, anche troppo, come se dall'altra parte dello schermo ci fosse anche lei e qualcuno la sentisse sul serio. La guardo per qualche momento mentre il salotto intorno scompare, e lei assume un aspetto molto afroamericano. E la TV diventa un Pastore che inneggia a Gesù Cristo "Dio vi ama fratelli!", e mia madre che annuisce con convinzione, gesticola e se ne esce con un "Oh si!". E di nuovo il pastore, con un aria un po' rapper, un po' blues e un po' talk show continua "E allora fategli sentire che lo amate anche voi! Cantate per lui, fratelli e sorelle, cantate!!" Coro gospel che parte, e mia madre che batte le mani a tempo (più o meno), in piedi davanti alla panca.
Faccio un sorrisetto quasi divertito, chiedendomi quale demone semicomunista la stia possedendo al momento e poi mi distraggo, facendo tornare di nuovo televisione e arredamento.
Mi volto un poco di più ed inquadro il compagno di lei, li accanto, anche lui incollato allo schermo, ma con un aria meno concentrata. Mi fermo un istante a guardarlo, anche lui non se ne accorge. E rutta. Meglio se non lo guardo.
Torniamo a noi. Ci sono un sacco di cose che vorrei scrivere. Vorrei parlare delle mie ultime letture, vorrei parlare dei miei ultimi incontri. Forse vorrei raccontare di come ero combattuto ieri, mercoledì 17 novembre 2010 sull'andare o non andare alla manifestazione studentesca della città. E di come ogni volta che non partecipo a gruppi attivi politicamente e/o socialmente, ho la sensazione di avere addosso gli occhi di Montanari, Pinelli, Giuliani, le vittime della Diaz, di piazza Fontana, della stazione di Bologna e tutti quelli che ci credono e ci hanno creduto veramente fino ad ora, puntati addosso.
Lo so, sono paranoico, un po' ossessivo, magari pure compulsivo.
Si, vorrei parlare di un po' tutto. Ma per 'sta sera mi focalizzo, incredibilmente ce la faccio.
Ci sono cose in questo mondo che non capisco, che proprio non mi entran oin testa.
Non mi spiego come in un Paese che vantava una cultura di molto sopra alla "norma", ci si riduca ad un'ignoranza pressochè totale.
Non mi spiego come sia possibile che non si investa sul futuro.
Non mi spiego come sia possibile che quando mi chiama mia sorella al cellulare le dia numero inesistente.
Non mi spiego come sia possibile che i turisti pretendano di comprare i biglietti per visitare la Galleria delle Belle Arti dentro all'Accademia delle Belle Arti, nonostante ci sia all'ingresso un cartello bilingue che spiega dove si trovi la biglietteria e la Galleria.
Ma oggi, dopo essere uscito dall'università alle 18.30, mi è sorto un dubbio quasi amletico.
Pioveva, gocce fitte e nemmeno troppo sittili. In via nazionale un puzzo fetente di fogna sull'orlo del traboccamento, grondaie rotte che ti scrosciano in testa e marciapiedi dissestati in cui ti inzuppi fino alle caviglie. Ma io miriparo, almeno dall'alto, con il mio ombrello blu.
E dopo 5 minuti buoni ch ecammino, proprio non mi spiego come possa piovermi in testa.
Guardo in alto. L'ombrello non è rotto, è tutto intero. Eppure mi gocciola in testa. Con l'ombrello aperto.
E' come aver comprato una mucca perchè vuoi il latte, e dopo aver cercato di mungerla accorgersi che è un toro.
Assorto, pensando al toro e cercando strappi nel telo blu, ciaff, centro una delle famigerate pozzanghere del marciapiede.
E questo mi fa ripiombare in pensieri moplto più terreni.
Un ombrello che non ripara dalla pioggia.
Quale perfetta figura allegorica.
Penso alla situazione culturale italiana, al disinteresse generale, alla promozione dell'ingoranza effettuata dai grandi mezzi di comunicazione e dalla società in generale.
Penso alla scuola e all'università.
Uno studente al giorno d'oggi è come un moccioso lasciato a bordo strada durante un acquazzone, con un ombrello come il mio.
Solo che.. L'ombrello non è ridotto allo scheletro. Ed è li la fregatura. Che sembra sano, perfetto. Poi guardi il moccioso ed è zuppo.
C'è qualcosa che non va, ma nessuno se ne preoccupa, dato che l'ombrello c'è.
Ps: amo definitivamente Philippe Daverio.
PPs: mi scuso pubblicamente con tutti coloro che, cercando del porno o della figa sul web, sono incappati per errore nel mio blog. ed hanno fatto salire il contatore delle visite.
PPPs: Ho scoperto di stimare qualcuno che non avrei mai pensato di stimare. Cioè, all'inizio sembrava un cacatore dall'alto. Poi simpatico. Poi un grandissimo cacatore dall'alto. E 'sta sera, dopo aver passato un'ora e mezza in sua compagnia, devo dire che si è guadagnato tutto il mio rispetto. E non perchè i suoi sono ricchi sfondati, ma perchè ha il coraggio di fare certe cose che io vorrei tanto poter fare, ma che probabilmente non avrò il coraggio di fare molto presto. E' un grande, e basta.
sabato 23 ottobre 2010
Lo so
TV
venerdì 8 ottobre 2010
Il mio scarsissimo inglese
Sono entrato in un tabacchino, ho chiesto la penna in vetrina, me la sono fatta impacchettare..
Tutto questo in inglese.
Che per molti sarà una minchiata, ma per me è stata una conquista, dato che assomiglio al protagonista del film "My name is Tanino"... Ma con un vocabolario molto meno vasto.
Sono il classico italiano che purtroppo all'estero riconoscono senza nessuna difficoltà.
Qualche tempo fa (classico inizio di frase per citare un avvenimento di cui non ti ricordi minimamente la data e non vuoi fare la fatica di ricordartela perchè è irrilevante) ho avuto la bella idea di andare in stazione per prendere un treno. Non un treno qualsiasi, un regionale. Dello stesso tipo che noi pendolari prendiamo innumerevoli volte. Talmente tante volte che quando senti le matricole che dicono "Oh, 10 minuti di ritardo!", il tuo sorriso sarcastico lascia trapelare senza problemi quel "Tsk.. Dilettanti.." Che attraversa il tuo pensiero.
Ma torniamo a noi.
Ero in stazione, che aspettavo il treno, mi sento salutare da un paio di metri. Ricambio il saluto ed osservo l'uomo che mi si siede accanto.
Ha una borsa sdrucita, un'età indefinibile tra i trenta ed i quarantacinque anni.
Ha la fede al dito, i capelli corti e lo sguardo di chi ha poco da sorridere, ma sorride comunque, perchè sa che potrebbe essere peggio.
"Come stai?" E' una delle prime domande che mi fa. Ed io gli rispondo, con il mio italiano masticato a dovere, e gli faccio la stessa domanda. Dice che sta bene, ed io già mi chiedo se il suo bene sia paragonabile al mio bene.
Mi chiede se parlo inglese e già sorrido quasi imbarazzato, con il mio "So so.." mentre stendo la mano a mezz'aria e la faccio oscillare. Così così. Avrei potuto dire anche So bad, ma sul momento non mi è venuto.
Mi chiede come mi chiamo, dove vado, cosa faccio e dove abito. Gli rispondo, omettendo qualche dettaglio, e mentendogli un paio di volte, dato che faccio coppia fissa ed abito in un'altra città.
Mi chiede il mio numero di telefono. "Why?"
E' la prima cosa che mi è venuta da cheidergli, non sapendo come fare a dirgli di no.
E con semplicimtà mi risponde che è per fare quattro chiacchiere. Per essere amici, per parlare con qualcuno.
"You haven't friends?" Mi sento un mostro a fargli questa domanda, e non metto bene a fuoco perchè. Sto cercando di temporeggiare, di pensare ad una scusa plausibile che non sia *scusa, ma il mio gatto ha sepolto nella lettiera il mio cellulare...*. Anche perchè in inglese non saprei come dirlo.
Mi dice che ha diversi amici, mi mostra il cellulare, fa scorrere la rubrica. Mi dice che non vuole problemi, che è regolare che ha il permesso di soggiorno. Che in Nigeria ha moglie e figli, e mi mostra la fede che avevo già adocchiato. Afferra di nuovo il cellulare e mi fa vedere il salvaschermo.
"My wife and my daughter.."
Sorrido. E la prima cosa che mi viene da chiedergli è "How long you do not see your family?"
"I came to Italy three years ago. I came home only once, last year... I left my home because I cannot find work. I came to Italy and I can't work.." Sorride sarcasticamente mentre lo dice, con malcelata rassegnazione.
"What kind of work?"
"Any kind. I want a job. I sell towels, lighters .. It is not a job, I have to send money home."
sabato 25 settembre 2010
A te..
Tu, tutto quello che siamo stati, questi due anni passati insieme. Tutti i ricordi che avevamo.. Quelle cicatrici che ti ho lasciato addosso, la fatica che mi hai fatto fare. Le arrabbiature, i litigi. Le volte in cui ti ho maledetto, tu e tutta la tua progenie.
Le volte in cui ti ho adorato.
Le nottate insonni che abbiamo passato insieme, quando ti guardavo per ore ed ore...
Le volte in cui con una scusa o con l'altra ti portavo con me, senza dire niente.
La tua ruvidezza che col tempo se ne è andata e non sarebbe tornata.
Ti hanno portato via.
Nessuno ti porterà mai più qui, ne sono convinto.
La speranza è l'ultima a morire, un po' di fiducia ce l'ho ancora.. Ma ormai non mi aspetto di rivederti.. O almeno non come ti ho lasciato, quella notte.
Non ti ho nemmeno potuto salutare..
Ti ho voluto bene.. Sei stato il primo, dopo tutto.
Addio mio caro Compaq Presario E115...
Con affetto... Ometeotl.
domenica 19 settembre 2010
Stando su Feisbùk ho imparato che... [Vol. 2]
-Adesso è partita una nuova moda. Scrìvèrè lè vòcàlì, mà tùttè àccentàtè!
-Còsì sì sèmplìfìcù là lèttùrà, nò???????????????????????????
-I tre miliardi di punti interrogativi bimbominkiosi restano.
Sezione: I nuovi fighi
-Ci sono miriadi di attori e gruppi sconosciuti ai più che non ho idea di come diavolo facciano ma diventano tutto ad un tratto IDOLI. (tipo vitello sacro, o pezzo di manzo che dir si voglia)
-Ho scoperto di recente che l'attore che fa il bello in Tuailaìt si chiama Robert Pattinson.
-Dopo aver cercato le sue immagini ho constatato che è un cesso.
-E che ha preso una frizzata ai capelli alla nascita.
-No, sul serio, che cazzo ha fatto ai capelli?
-Parlando di capelli, è il momento di citare i Tochio Otèl.
-Il cantante è un mutante, e siamo d'accordo.
-Il fratello del cantante per me in realtà è pelato ed ha una collezione di cappelli con i dreadlocks applicati.
-Monzun fa schifo, per Dio.
-Dai, qualcuno mi spieghi, WTF!! http://www.twilightitalia.com/home/wp-content/uploads/2009/04/robert-pattinson-twilight-series-2881743-500-3231.jpg
-Tutti si sono chiesti come cazzo gli sia venuta in mente ai Tochio otèl l'idea di attraversare a corsa il monsone.
-Adesso che il genio ha deciso di scopare in tutti i laghi, nessuno si ricorda più del coglione nel monsone.
-Ma perchè le bimbeminchia sono arrapatissime dall'idea che i tochio-fratelli si slinguazzino?
-Cioè, sono fratelli fratelli, non amici..
-Fra tel li.
-Consanguinei cazzo.
-Si chiama INCESTO.
-Tratto dal Web: due bimbeminkia sostengono di avere il contatto msn dei tochio otèl.
-Una ASSERISCE di aver parlato al telefono con Bill (e ce lo giura).
-Che poi sarebbe tom-bill-klz@hotmail.fr
-HAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHHA
-Ma fanno sul serio? http://www.vivacinema.it/wp-galleryo/robert-pattinson-progetti/robert-pattinson-11.png
Sezione: Gruppi grazie al cazzo
-Esiste il gruppo "Quelli che vogliono una vita felice"
-Siccome io voglio piagne.
-Esiste il gruppo "Per tutti quelli che..... fare sesso è meglio di fare una corsa...."
-MADDAI???
-Esiste il gruppo "A QUELLI CHE SENZA MARE NON RIESCONO A RESPIRARE....."
-Si, siamo tutti Spongebob.
-Prima di rompermi i coglioni ho contato 98 gruppi "Quelli che..." E BASTA. Quelli che.. cosa, stronzo?
-Ci sono almeno quindici gruppi "Quelli che.. QUELLI CHE!!".. Ma che cazzo state a di'??
-Per i più misteriosi ci sono pure i gruppi "Quelli che......................................................" e du' milioni di puntini.
-L'ultima chicca della nottata: Esiste il gruppo "Noi che abbiamo l'ombelico".
Vi ringrazio per la cortese attenzione, e rimando tutto alla prossima puntata di "Stando su Feisbùk ho imparato che..." :D
Have fun!
sabato 18 settembre 2010
Stando su Feisbùk ho imparato che.. Vol I
-Se prima c'era qualcuno con cui parlavo/parlicchiavo ma contro cui non avevo niente, con Feisbùk ho scoperto che lo odio.
-Se può nascere un gruppo idiota, lo farà.
-Se Google decide di usare una minchiata nella home, qualcuno farà un gruppo per dire quanto è figa.
-Feisbùk è pieno zeppo di gente che non sa leggere, tantomeno scrivere.
-Nel mondo esistono genitori perversi che chiamano i propri figli con nomi impronunciabili come "Asgrankabard VII Spuerbloom".
-Ci sono ottime possibilità che i figli coi nomi impronunciabili ti chiedano l'amicizia.
-Ci sono possibilità esponenzialmente crescenti che i sopra citati abbiano un immagine come profilo che non ti lascia intendere nemmeno vagamente chi possano essere questi loschi figuri.
-Ogni 0,00001 secondi la gramamatticca itagliana prerde colpi. Ke se lo sapebbi prima, smettessi di studiarre, mica staressi qui.
-Ogni volta che cerco qualche gruppo a tema di attualità finisco per incazzarmi.
-Tutti quelli che si sono iscritti/hanno fondato, un gruppo "Basta con i gruppi *Per tutti quelli che..*!!", sono iscritti ad almeno un gruppo "Per tutti quelliche..!".
-10 0D10 F4R3 UN4 F4T1C4 D3L C4X0 X L3GG3R3 L3 VO5TR3 C4X4T3.
-Non tutti hanno capito che per scrivere si usa l'alfabeto.
-In pochi hanno capito che l'alfabeto è formato da 21 lettere.
-Quasi nessuno è in grado di usare tutti i tasti che ha davanti.
-Un genio è riuscito a tenere impegnata per ore gente a cercare il tasto F13.
-Io stimo il tizio qui sopra.
-Per scrivere quello che penso non sto facendo nessuno fottuto gruppo, ma pubblico una nota.
-PetSociety, FarmCoso e non so cos'altro, sono più contagiosi e devastanti della peste.
-Il pupazzetto di pet society è un cazzo di HIGHLANDER
-Il numero di bimbi/e minchia cresce alla stessa velocità con cui Beep Beep fotte Willy Coyote.
-Qualsiasi lettera può essere sostituita misteriosamente da un simbolo strano che la rende illeggibile.
-..::**M@ k& F@ T@nT f1Qu0!!**::..
-Si, mi sto realmente ingegnando per scrivere di mio pugno queste cose ridicole.
-Si, ci sto mettendo più o meno 5 minuti a parola.
-nOn capiscO perchè certa gente metta le O tutte maiuscOle.
-NoN cApiScO uN cAzzO qUanDo La GeNtE scRiVe CosI'.
-Tutti amano Mad World e piangono quando la sentono.
-A tutti Busindre Reel scatena ricordi non meglio identificati.
-Probabilmente nessuno leggerà tutti i punti della nota.
-Nonostante questo non andrò in depressione.
-E non mi taglierò le vene.
-Nemmeno mi ubriacherò.
-Così non potrò approfittare della sbronza per andare a picchiare un Emo.
-Mastro Lindo non ha mai incontrato Chuck Norris.
-Le canzoni sfigate colpiscono sempre.
-Quando scopri che Pokèmon Giallo è un pezzo di antiquariato, ti rendo conto di quanto passi in fretta il tempo.
-E di quanto tu stia invecchiando.
-Se dico Miyagi, tu devi sapere che devi rispondermi "Dai la cera, togli la cera."
-Questi punti potrebbero non avere fine.
giovedì 16 settembre 2010
E dopo il profumo Vulva...
- Profumo di pompe funebri. La Demeter Fragrance Library produce un gran numero di essenze. Una delle più particolari è quella che replica l’odore tipico delle pompe funebri, che mescola fiori, cere, incensi. Anche se ci viene difficile immaginare che qualcuno realmente lo indossi, sembra che gli affari vadano piuttosto bene.Demeter Fragrance library
- Profumo all’aragosta. Sempre dalla Demeter Fragrance Library. Forse meno peggio del profumo di pompe funebri, ma ci sfugge perché uno possa volere profumare di aragosta (gli stessi produttori lo descrivono “non per i deboli di cuore”). Ma tant’è….Demeter Fragrance Library
- Burger King “Flame”. Burger King ha in vendita online un profumo che replica l’odore del suo hamburger più venduto, il Whopper, e viene presentato come nuova “arma di seduzione”. Immaginiamo già la fila di americane obese che vi rincorrono per darvi un morso dopo che vi siete spruzzati addosso. Noi rimaniamo con un’altra idea di seduzione, diteci quel che volete.Burger King
- Boudicca Wode. La casa di profumi Boudicca produce Wode, che è per quel che ne sappiamo il primo (ed unico) profumo spray colorato, che lascia dei begli schizzi blu cobalto sulla vostra pelle. Il profumo diventa comunque trasparente dopo qualche minuto. Il che però aggiunge secondo noi ulteriore inutilità alla colorazione…. Boudicca Wode
- Eau de Stilton. I produttori dello Stilton, uno dei formaggi più “puzzolenti” in commercio hanno messo da qualche anno sul mercato un profumo che vuole ricreare il “profumo pungente e fruttato del formaggio ‘blu’”. Sarà anche un profumo naturale, e su un formaggio può stare anche bene. Se voi vi considerate formaggi, può essere il profumo per voi.
Discover Magazine - Profumo alla cannabis. Il nome dice tutto. Sperate però di non trovarvi in mezzo a perquisizioni della Finanza quando lo indossate, potrebbe essere difficile spiegare ai cani antidroga che è solo un profumo…
Amazon - KISS cologne spray. I KISS sono un’istituzione del rock n’roll: sono stati protagonisti anche di fumetti, oltre ad essere “generatori” di molteplici gadget. Pochi sanno che è stata creata una linea di profumi ispirata loro.Amazon
- My DNA fragrance. MyDNAFragrance è un’azienda che produce profumi personalizzati sulla base di un campione del vostro DNA. O di quello di chi volete: infatti, il profumo più venduto dall’azienda è quello basato sul DNA di Marilyn Monroe.
My DNA Fragrance - Secretions Magnifiques. Per chiudere in bellezza, Etat Libre d’Orange produce un profumo che vuole replicare l’odore di sudore, sangue, sperma (avete letto bene) e saliva. Se proprio uno/a ci tiene ad avere addosso un odore del genere, secondo noi ci sono metodi più divertenti per “guadagnarselo”.
sabato 21 agosto 2010
Oh fucking yeah
giovedì 8 luglio 2010
Here we go
Vagi-Nation forse sarebbe appropriato, data l'argomentazione degli ultimi tre post.
Ma poi ci ho ripensato. Perchè Stonicadrequum è troppo mio come titolo.
E' proprio una di quelle cose che sono sicuro non verranno copiate tanto facilmente, dato che nessuno sa che cazzo voglia dire.
mercoledì 23 giugno 2010
Osteria numero venti
venerdì 18 giugno 2010
Smells like Teen Spirits
giovedì 3 giugno 2010
Oh, yeah
Si, perchè gli altri due in realtà sono solo copincollature (per dirla come dimo noi), del mio vecchio blog. Su cui non rimetto mano da un pezzo.
E adesso vediamo quanto resiste questo, se batte o meno il record dei due anni.
Ciancie alle bando, mi rimetto a studiare e poi vedrò cosa fare.
See you soon.